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Italia-Uruguay, Prandelli: "Giochiamo per la patria" Pirlo: "Come una finale"

NATAL. Un discorso alla nazione, anzi alla nazionale, per fare appello all'orgoglio patrio. Dopo la partita epica contro l'Inghilterra e quella imbarazzante col Costarica, Cesare Prandelli alla «vigilia più importante della carriera» gonfia il petto e veste panni da Vittorio Pozzo che a suoi giocatori in ritiro faceva cantare «Il Piave mormorava...» per motivarli alla vittoria Il commissario tecnico azzurro dà alla sua squadra un motivo in più per affrontare l'Uruguay in una sfida decisiva, da qualificazione o fallimento. «Parliamo troppo di tattica, è controproducente: questa volta contano le motivazioni e l'Uruguay ha un senso patriottico che noi non abbiamo. Ricordiamoci che giochiamo per l'Italia».     
Quella di oggi è l'ultima fermata del girone 'della morte', come era stato etichettato il gruppo azzurro. L'Italia - quella del calcio - ci arriva a giocandosi il suo destino Mondiale contro gli uruguayani del maestro Tabarez e la loro 'garra': esattamente la situazione prevedibile, sottolinea il ct, ma non certo nel modo. Frastornata dalla brutta figura di Recife e stremata dal caldo, la nazionale deve aver bisogno di una scossa oltre che dei gol di Balotelli e Immobile e delle illuminazioni di Pirlo, se il suo demiurgo cambia di nuovo rotta tattica e per di più alza i toni. «Quando fummo sorteggiati, avremmo pagato per essere in questa situazione all'ultima partita», dice Prandelli sottintendendo che basterebbe anche un pareggio, tranne poi negare che la sua Italia sappia giocare per non prenderle e basta. «Ora la situazione è questa: siamo ancora in gara, dobbiamo avere solo pensieri positivi. Buffon  parla di fallimento in caso di eliminazione? Ho detto alla squadra di non pensare al dopo, siamo troppo concentrati sul domani».   
A spazzare via l'alibi delle condizioni climatiche, più ancora delle parole del ct e a seguire oggi anche di Pirlo («i time out non li vogliamo neanche»), sono le previsioni meteo: pioggia incessante e termometro a 28 gradi. Quasi fosse Montevideo più che Brasile. All'orizzonte, in ogni caso, l'Italia guarda anche oltre le nuvole. Le risposte attese dai tifosi a casa, o meglio in Patria, sono in fondo le stesse che lasciano in sospeso Prandelli. Il recupero fisico, il nuovo modulo stile Juve, l'intesa tra Balotelli e Immobile: le incognite sono tutte aperte,  la differenza tra duttilità tattica e navigazione a vista è la stessa che intercorre tra qualificazione ed eliminazione. «I dati dei nostri test sono molto buoni: abbiamo recuperato le forze fisiche e quelle nervose, siamo pronti», assicura Prandelli riservandosi comunque il diritto di pensare alla formazione fino all'ultimo, senza dare vantaggi all'avversario.      
Nella mente del ct, il ricorso alla difesa a tre juventini dovrebbe essere la panacea ai troppi gol presi e la risposta alla coppia d'attacco avversaria che fa paura. «Cavani-Suarez - dice - sono una delle coppie d'attacco migliori di questo mondiale: noi dovremo essere bravi a non metterli mai in condizione di fare male». Eppure, insiste Prandelli, neanche in questa occasione la nazionale potrà rinnegare la nuova filosofia e puntare al pareggio. «È un Mondiale aperto, pieno di gol: noi non siamo capaci di giocare per uno 0-0. Se anche subiremo, voglio vedere una squadra capace di reagire e contrattaccare».
Con la tattica, certo, ma non solo. «Pensiamo troppo ai moduli, è controproducente - l'appello del ct alla nazionale - domani servirà carattere, determinazione, testa. Una vittoria non dipende dalla tattica, ma dalla voglia con la quale vai sul pallone: noi dobbiamo ricordarci che giochiamo per l'Italia».
Anche se non ci sarà una linea del Piave da difendere, un buon vecchio commissario tecnico alla Pozzo può essere la risposta giusta. 

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