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Doping, si presenta con pene finto con urina "pulita": squalificato Licciardi

Il mezzofondista: "Mi sono sputtanato. Non farò più l'atleta professionista"

ROMA. Due anni e mezzo di stop: è quanto può costare al mezzofondista Devis Licciardi l'essersi presentato a un controllo antidoping con un pene finto ripieno di urina «pulita». La vicenda, che ha travalicato i confini nazionali arrivando persino sulle colonne del New Zealand Herald, si è infatti arricchita di un nuovo capitolo con la richiesta di condanna inoltrata dalla Procura Antidoping alla Prima Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping del Coni. Ma a pagare, oltre all'ormai ex atleta dell'Aeronautica Militare, potrebbe essere anche la sua fidanzata, Sara Malpetti che, in occasione del test disposto lo scorso 21 settembre a Molfetta, al termine del Campionato Italiano Individuale Assoluto 10 km su strada, si adoperò nell'aiutare il compagno. La ragazza rischia due anni di inibizione a tesserarsi e/o a rivestire in futuro cariche o incarichi all'interno del mondo dello sport. Oltre il divieto temporaneo di frequentare in Italia le manifestazioni e gli impianti sportivi, gli spazi destinati agli atleti ed al personale addetto. Proprio la Malpetti aveva accompagnato Licciardi all'audizione disposta dalla procura lo scorso 25 settembre. Audizione in cui, dinanzi al vice-procuratore capo Mario Vigna, l'atleta ammise la paternità di quell'attrezzatura comprata pochi giorni prima su internet. «Ormai sono sputtanato - disse all'uscita -, ma penso che era peggio se mi prendevano dopato. Anche se ho fatto questa grande figura di m...». Gli inquirenti che avevano successivamente convocato anche il suo allenatore, l'ex siepista Angelo Carosi e Giuseppe Carella, responsabile accompagnatore dell'Aeronautica nel viaggio a Molfetta, però la pensano diversamente. E oggi è arrivata la richiesta. Ma Licciardi, apparentemente pentito per essere stato pizzicato, il giorno dell'interrogatorio aveva già anticipato la sentenza: «Non farò più l'atleta professionista».

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