Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Tutte le palombelle da Maradona a Miccoli

Stankovic c'è riuscito due volte. Leggendario il gol del Pibe de Oro contro il Verona nell'ottobre del 1985. Pelè non ce l'ha mai fatta

ROMA. Un po’ una prodezza, un po’ una follia. È il cocktail micidiale preparato da Fabrizio Miccoli e servito ieri al malcapitato Chievo per confezionare un gol da 40 metri che entra di diritto nella galleria delle meraviglie del pallone. E il Romario del Salento emula così un gol d'antologia di Maradona che ancora naviga beato nella memoria dei calciofili. È il 20 ottobre del 1985 e il suo Napoli sta calpestando al San Paolo un Verona abulico. Manca in porta Garella e il sostituto Giuliani deve raccogliere cinque palloni in rete. Ma è il terzo che fa male: Maradona riceve un lancio poco oltre il centrocampo e da sinistra ‘uccella’ il portiere fuori dai pali. Ma Diego è in buona compagnia: da Beckham a Stankovic, da Vieri ad Haan tante sono le gemme da lontano. Maradona in questo ha segnato un gol pesante rispetto al suo ‘nemico’ Pelè. Secondo i suoi colleghi di nazionale infatti il grande cruccio di O Rei è stato proprio quello di non poter annoverare in una grande competizione un gol così:  ci provò invano ai mondiali del 1970 e contro la Cecoslovacchia ci andò anche vicino.

Miccoli gustandosi  ieri la sua perla forse avrà ripensato all'amarezza subita nel derby con il Catania tre anni fa: Giuseppe Mascara infatti segnò un gol ad Amelia da quasi 50 metri, terza delle quattro reti di una delle più gravi e sentite sconfitte del Palermo.

Andando a ritroso nel tempo in Italia sono  varie le prodezze balistiche da lunga distanza: il 25 gennaio 1998 Alvaro Recoba salva l'Inter di Ronaldo e Simoni da un fiasco a Empoli trovando l'1-1 che beffa il portiere Roccati fuori dei pali. L'anno dopo tocca a Buffon l'onta del gol da 40 metri: lo confezione Almeyda con una fucilata il 26 settembre 1999 e la Lazio vince a Parma 2-1. Un'intuizione geniale, come quella in anni più recenti di Bobo Vieri che il 6 maggio 2007 entra in campo nella ripresa al posto di Zampagna e suona la carica all'Atalanta per un 3-1 decisivo nella lotta per la salvezza. Riceve il pallone da dietro, si gira e fulmina Manninger con un tiro che tocca terra prima di infilarsi in rete. Spesso queste prodezze vengono ottenute a risultato acquisito quando le ‘licenze poetiche’ sono meno trasgressive: Stankovic approfitta di uno sventato rinvio di Amelia e il 17 ottobre 2009 al volo da 30 metri confeziona il provvisorio 3-0 (finirà 5-0) per l'Inter in casa del Genoa. Replica ad aprile 2011 in Inter-Schalke, ma il suo gol è inutile, finisce 5-2 per i tedeschi a San Siro. Molto bella anche l'intuizione e la trasformazione di Fabio Quagliarella che fa secco il portiere Squizzi il primo aprile 2007 in un Chievo-Sampdoria finito poi 1-1. Forse ancora più importante  la prodezza  di Michele Marcolini il 17 aprile 2011 perchè il gol del 2-0 certifica per il Chievo la salvezza nella gara col Chievo.    

All'esercito dei cecchini implacabili  a lunga gittata all'estero si iscrivono in tanti: Martin Palermo segna un gol di testa da quasi 40 metri per il Boca contro il Velez poi si ripete da oltre 50 metri contro l'Independiente nel 2007. Anche Beckham sforna una prodezza dalla lunga distanza nel 1996-97 in Premier con il Manchester United, l'anno dopo ci riesce in Spagna Clarence Seedorf nel derby Real-Atletico, vari poi i gol di Xabi Alonso con il Liverpool, tra cui uno nel 2-0 col Newcastle del 2006-07. Ma molto spesso è difficile stabilire il confine tra la prodezza di chi tira e l'insicurezza di chi para: Dino Zoff, gloria del calcio italiano, ha sulla coscienza un gol da 40 metri dell'olandese Haan ai mondiali del 1978 nella gara che poteva dare agli azzurri una meritata finale. Quattro anni dopo la rivincita con gli interessi con  Dino Zoff che alza la coppa del mondo nel magico pomeriggio del Bernabeu.

Caricamento commenti

Commenta la notizia