KIEV. Comunque vada sarà un successo, perchè finirà in una festa al Quirinale dall'unica istituzione, oltre a quelle sportive, che aveva creduto in questa avventura: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma a un passo dalla storia, la nazionale italiana la passerella la vuole fare piena per trasformarla in trionfo, «giocando a viso aperto, rischiando» promette Prandelli: nonostante condizioni fisiche ormai chiaramente deficitarie e un avversario da anni padrone del mondo del calcio, la Spagna di Vicente Del Bosque. Abituata in quest'europeo a far rispettare le tradizioni vincenti (quella con l'Inghilterra e quella con la Germania), la squadra azzurra punta a perpetuare anche le difficoltà iberiche nell'affrontarla: le furie rosse sono in negativo nel bilancio con la nazionale, e il successo da cui partì il ciclo spagnolo ancora in corso, all'europeo 2008, arrivò ai rigori con gara ovviamente finita in parità.
E anche da campioni del mondo, gli spagnoli sono stati superati in amichevole a Bari nel 2011 e costretti a un pareggio con brividi (per entrambi, ma soprattutto per loro) all'inizio di questo torneo. «Per me però rimangono sempre la squadra da battere - spiega Prandelli - la loro forza non è solo nel possesso di palla ma anche nella capacità di riconquistarla. La nostra strategia? Dovremo essere bravi nei movimenti per avere superiorità al momento giusto. Non siamo così presuntuosi da pensare di stare 90 minuti al comando del gioco. Noi abbiamo sempre pensato di esaltare le qualità dei giocatori, anche rischiando: se loro fanno il tique-toque, pure noi non scherziamo con la palla a terra. Avete mai visto palloni alti fosse anche in allenamento a Coverciano?». Rivendica e puntualizza, Prandelli, in questa sua vigilia strana alla ricerca di un titolo europeo che all'Italia manca dal 1968 quando si impose per l'unica volta in questa manifestazione. Ora che è diventata per definizione del presidente della Repubblica la formazione con 'eccezionale spirito di squadrà, in pratica un esempio per il Paese, la nazionale italiana si riscopre infatti paradossalmente un pò meno sola e un pò più nervosa.
Si affronta la Spagna nella finale di un europeo già clamorosamente positivo: e il suo comandante in capo ha il volto segnato dalla tensione («stavolta non ho dormito, ero un pò disturbato» spiega nella conferenza stampa prepartita Prandelli). Quanto al leader in campo, Buffon, esterna e si toglie sassolini dalle scarpe già da qualche giorno. Sarà l'emozione per la lettera del presidente Napolitano o forse è la tensione per una gara che tutto il mondo guarda. «Ho trovato parole importanti per noi da Napolitano - racconta Prandelli - siamo veramente orgogliosi. Ho provato un'emozione forte, abbiamo sempre sentito con noi la sua presenza al di là del fatto che sia venuto a vederci all'inizio dimostrando una grande fiducia quando ad averla erano davvero pochi». Lui, la sua, l'ha sempre mantenuta: ovvio che a maggior ragione adesso ci creda.
Per questo fa pretattica sulla sua e addirittura altrui formazione: «La formazione non la dico (ma dovrebbe essere quella della semifinale con la Germania, con un dubbio sul ruolo di terzino destro, ndr). Come si schiereranno gli spagnoli? Giocherà Torres o Fabregas in avanti? So come giocheranno, ovvero bene come sempre. Noi per vincere dovremo fare meglio, è difficile ma è l'unica strada». Porta al Quirinale, se la si percorre bene finisce in trionfo, come anche l'uomo del Colle ormai dichiaratamente vuole.
Italia e Spagna alla conquista dell'Europa
Gli azzurri affrontano nella finale dell'Europeo i campioni in carica e mondiali, vincitori delle manifestazioni internazionali da 4 anni a questa parte. Prandelli: "Non abbiamo paura, ce la giochiamo". Lunedì tutti al Quirinale da Napolitano comunque vada
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