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Oggi Italia-Slovacchia, Donadoni: vinciamo

L'ex allenatore della Nazionale vede gli azzurri favoriti. "Siamo i campioni del mondo, i ragazzi non deluderanno". E non risparmia qualche frecciatina a Lippi

ROMA. Roberto Donadoni segue il Mondiale con attenzione e distacco. Nei giorni scorsi è stato in Inghilterra, ogni tanto si sposta da Milano, comunque non si perde una partita. Ha vissuto la condizione attuale di Lippi: all’Europeo 2008 dovette battere la Francia per evitare l’eliminazione al primo turno. Si fermò ai quarti, comunque il destino era segnato, neanche la semifinale avrebbe impedito il ritorno del ct iridato, che ora lascerà a Prandelli, a prescindere.

Mister, battiamo almeno la Slovacchia?

“Penso e spero di sì. L’Italia come campione in carica non può non essere protagonista. Sono convinto che i ragazzi non deluderanno, per come li ho conosciuti io”.

Due anni fa nella gara persa con la Spagna furono in campo Panucci e Grosso, Aquilani e Ambrosini, Perrotta Cassano e Toni, mentre Del Piero subentrò nel secondo tempo supplementare.

“Tanti degli azzurri attuali erano con me in Svizzera e Vienna, mi auguro possano andare avanti il più possibile. Questo è il mio auspicio, li seguo con grande affetto”.

Fra le scelte di Lippi, quali condivide di meno?

“Ho le mie idee, ma le tengo per me. Non vado a esternarle, anche se nel recente passato qualcuno l’ha fatto”.

Ovvero il suo predecessore e successore, che aveva criticato la sua gestione.

“Fossi ancora sulla panchina dell’Italia, avrei compiuto le mie scelte, rispetto le decisioni del collega senza commentarle”.

Agli Europei Vincenzo Iaquinta era infortunato, è l’attaccante azzurro di classe inferiore eppure ha giocato interamente le prime due gare.

“Il ct vede gli allenamenti, ha questo tipo di metro per valutare i singoli. Se lo impiega sempre, lo ritiene importante, mi sembra pacifico che nessuno sia autolesionista”.

A casa i piedi buoni come furono i suoi: Totti, Miccoli. Almeno lei aveva richiamato Cassano.

“Una volta che un tecnico compie le proprie scelte, le porta avanti. Ha ragione lui quando invita a giudicare alla fine, adesso è prematuro”.

A Napoli per sei mesi ha guidato Marek Hamsik, una delle delusioni di questo Mondiale.

“Qui non ha espresso il suo potenziale, ha talento, c’è da aspettarsi la giocata risolutiva. Ha 23 anni e notevoli doti atletiche, può metterci in difficoltà”.


Da sabato le gare a eliminazione diretta, decideranno spesso i rigori che le impedirono di vincere con l’Italia: in semifinale nel ’90 l’errore con l’Argentina, la finale con il Brasile 4 anni dopo; Euro 2008 da tecnico.

“Rientrano nelle dinamiche del nostro mestiere. Si ricordano più le eliminazioni dal dischetto, dove in effetti la dea bendata non mi è stata così favorevole, che magari le Champions League in bacheca”.

Sacchi nel ’94 portò ai rigori i brasiliani, Cesare Maldini nel ’98 la Francia poi campione, idem lei con la Spagna. Lippi è entrato nel mito solo per la maggiore freddezza degli azzurri ai rigori.

“Uscendo contro la Spagna non avevamo demeritato, al cospetto di una grande nazionale. Comunque ho voltato pagina, mi è successo di vincere e restare fermo ai successi, idem nelle sconfitte”.

Qui arrivando secondi si avrebbe la strada sbarrata dal Brasile, nei quarti di finale.

“Sarebbe auspicabile chiudere primi, in questo momento la priorità è passare. Con il prosieguo indiscutibilmente arriveranno le avversarie più forti”.

Capello è passato grazie all’1-0, in caso di pareggio in extremis della Slovenia, l’Inghilterra sarebbe uscita.

“E’ un grande allenatore e un amico, gli sono particolarmente legato. La sua qualificazione mi rende felice. Idem per gli Stati Uniti, tantopiù come prima: a New York giocai una cinquantina di partite, nel ’96-’97, con i MetroStars”.

Qual è la sua favorita?

“Le solite 3-4 più accreditate: Brasile, Argentina, poi vedevo Spagna e Inghilterra. L’altura e il clima complicano le partite. Spero possa emergere un giocatore meno conosciuto rispetto a Messi”.

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