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Brutta e senz'anima: Italia sei fuori

Clamorosa sconfitta con la Slovacchia. Hamsik e compagni vincono 3-2 ed eliminano al primo turno gli azzurri. Mai così male da Germania '74

PALERMO. Brutta e senza anima. E dunque eliminata. Giustamente. L’Italia chiude nel peggiore dei modi un mondiale che è sembrato somigliare a una triste parabola decrescente. Tre partite, una peggiore dell’altra. Da una qualificazione che doveva essere scontata a un misero ultimo posto finale in uno dei gironi più scarsi del mondiale. Qualcuno, anche all’interno del gruppo azzurro aveva detto che se non si vinceva era giusto uscire. Mai frase più vera e giusta. L’Italia esce e non si possono cercare né rimpianti, né rimorsi. Non ci si può appellare, infatti, a salvataggi sulla linea, a gol in fuorigioco di pochi centimetri, o a Pepe che manda clamorosamente fuori all’ultimo secondo la palla della qualificazione. Non sono questi gli episodi che condannano l’Italia. Brave le tre avversarie, ma è l’Italia a essersi condannata da sola. Non si usciva al primo turno da Germania 1974. E purtroppo l’era di Lippi si chiude male contro un avversario certo non irresistibile. Nella pochezza complessiva, infatti, è bastato dare qualcosina in più per mettere in difficoltà la Slovacchia, mica l’Argentina o il Brasile. L’Italia, alla fine, sarebbe passata anche con un pareggio con reti, ma era chiamata a vincere per dimostrare di essere campioni del mondo. Campioni del mondo che vogliono difendere un titolo in maniera dignitosa. Vista questa squadra, invece, verrebbe da dire che è stato meglio uscire ora, prima di incappare in una figura peggiore più tardi. Oggi la squadra è stata un fantasma. Non è scesa in campo. Ognuno scelga l’espressione che meglio preferisce. Dopo la fine del primo tempo, sotto per 1-0, è diventato anche complicato fare qualsiasi critica o appunto tecnico su una squadra letteralmente non pervenuta nella prima frazione. E perché no, fa anche un po’ rabbia avere visto Quagliarella così pimpante nel secondo tempo con un gol di pregevole fattura e un’azione che ha portato al gol di Di Natale. Ma non è bastato a salvare un’Italia, per la quale si può usare l’immagine del terzo gol slovacco su azione da fallo laterale per descrivere il mondiale azzurro. Un azzurro più che sbiadito. Rimangono, alla fine, le lacrime di Quagliarella, Lippi che fugge subito verso gli spogliatoi e lo sguardo perso nel vuoto di Palombo, un po’ smarrito, un po’ convinto che si trattasse solo di un incubo. Ma di un brutto sogno non si è trattato. Le scelte di Lippi, di uomini e tattiche, saranno da oggi (ma già lo sono da mesi) sul banco degli imputati. Via ai processi, dunque. Poi starà a Prandelli a ridisegnare la Nazionale e a tirare su di morale un gruppo, che vedrà probabilmente una rivoluzione nell’organico. E allora buon lavoro, Prandelli, perché l’eredità di questo mondiale ha l’immagine di una brutta gatta da pelare.

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