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Tennis, Seppi rinuncia alla Davis nel 2010

Il numero uno azzurro non parteciperà alla competizione a squadre. Ad annunciarlo una lettera. Ma il presidente della Fit, Binaghi, non ci sta: "Se convocato, devi giocare"

Roma. Andreas Seppi non parteciperà alla coppa Davis 2010. Il numero uno azzurro ha comunicato la propria decisione attraverso una lettera. Si tratta sicuramente di un brutto colpo per la nazionale, in serie B e ai margini del tennis che conta, ma quel che peggio è che si rischia un altro caso Bolelli, allontanato per circa un anno dalla federazione per il rifiuto della convocazione per il match contro la Lituania nel 2008. Infatti il presidente della Fit Binaghi sembra non aver preso benissimo la decisione del bolzanino di non scendere in campo fin dall'impegno contro la Bielorussia, a marzo, a Castellaneta. Ecco la lettera resa nota dalla FIT con cui Andreas Seppi ha comunicato a Binaghi e a Corrado Barazzutti (capitano della nazionale) la decisione di non partecipare alla Coppa Davis.
“Caro Presidente, caro Capitano,
come vi ho già anticipato al telefono, quest’anno ho deciso di non giocare i match di Coppa Davis perché ritengo questa stagione importante per la mia carriera; in Coppa Davis nell'ultimo periodo sentivo troppa responsabilità e facevo molta fatica ad esprimermi al meglio, di conseguenza, devo concentrarmi soprattutto sui tornei del circuito ATP. Sapete quanto sono attaccato alla maglia azzurra e quindi potete immaginare quanto sia stato difficile per me prendere questa decisione; tuttavia resto convinto sia indispensabile per la mia crescita come giocatore professionista e sono certo che potrete capire e accettare la mia scelta. Andreas”.

 
Di seguito invece la replica del Presidente Binaghi, sempre resa nota dalla FIT:
“Caro Andreas,
ho letto con molta attenzione la lettera con la quale hai ritenuto di informare me e Corrado Barazzutti della Tua decisione di non giocare in Coppa Davis nel corso del 2010. Pur apprezzando sia la scelta di avercelo comunicato personalmente, sia la chiarezza e la franchezza con la quale ci informi dell’esistenza di questo Tuo problema nei confronti della Nazionale, temo però di dover con altrettanta chiarezza e franchezza dirti subito che lo stai affrontando nella maniera sbagliata.
Non posso infatti che ribadire - anche a nome del Consiglio Federale della FIT, all’interno del quale abbiamo affrontato il problema - le cose che ho già avuto modo di dirTi per telefono. Vale a dire che, qualora il capitano Barazzutti ritenesse di doverTi convocare in Nazionale, Tu sarai tenuto a rispondere alla sua chiamata.
La maglia azzurra non è nella disponibilità di nessun atleta Italiano ma rappresenta un valore assoluto che prescinde anche dagli interessi individuali di chi viene chiamato a vestirla. Interessi che, tra l’altro, permettimi di definire, nel Tuo caso, quanto meno opinabili, visto l’impegno estremamente limitato che rappresenta la Coppa Davis nell’arco della stagione. Rispondere alle convocazioni in azzurro è un obbligo sancito dalle norme del Coni che sono recepite dallo Statuto della FIT. Va inoltre detto che un eventuale Tuo rifiuto a far parte della Nazionale danneggerebbe la squadra, i Tuoi compagni e tutto il tennis Italiano, oltre a costituire un venir meno agli obblighi, anche morali, che hai assunto nei confronti della FIT quando ne hai richiesto e accettato l’aiuto nelle fasi della carriera in cui ne avevi più bisogno. Ti ricordo infine che per l’intera Federazione l’accettazione delle convocazioni in azzurro rappresenta la linea di frontiera fra chi sta dentro al sistema del tennis Italiano e chi se ne pone deliberatamente al di fuori. Con questo non voglio disconoscere la rilevanza delle difficoltà psicologiche che Ti hanno spinto a chiedere di poter evitare la responsabilità di far parte della squadra di Coppa Davis. Ho avuto modo di viverne profondamente le conseguenze sulla mia pelle a Cagliari e ne ho visto quelle più lievi a Genova. Ma proprio per questo non posso che tornare a invitarTi a risolverle nell’unica maniera possibile: dentro alla squadra, con l’aiuto del Capitano, dei compagni e di noi dirigenti, nell’interesse comune Tuo e del tennis Italiano”.

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