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Coronavirus, da giovedì via alla sperimentazione del vaccino sull'uomo

Il ministro della Salute britannico, Matt Hancock, ha annunciato che il vaccino sul coronavirus sul quale sta lavorando il team di Oxford «sarà sperimentato sulle persone da questo giovedì».

A questo progetto Londra darà 20 milioni di sterline per accelerare gli studi, e altre 22 milioni andranno all’Imperial per sostenere la loro fase due nei test. Sviluppare un vaccino «è una scienza incerta» ma i due progetti di sviluppo stanno «facendo rapidi progressi».

Si tratta di «non disperdere i progressi» fatti nella lotta alla diffusione del virus, ha proseguito il ministro britannico, indicando una curva di contagi in flessione nel Paese - e con un calo del totale delle persone ricoverate a Londra, epicentro nazionale dell’epidemia - ma aggiornando ulteriormente a 17.366 i morti registrati negli ospedali del Regno rispetto ai 17.337 indicati dal suo dicastero fino a stamattina.

Un numero che conferma «quanto questo virus sia letale» e quanto sia necessario «non mettere a rischio altre vite allentando le regole del distanziamento sociale» prima che sia passato «il pericolo di un secondo picco», ha detto. Riguardi alle ricerche di Oxford sul vaccino, Hancock ha poi notato come «in tempi normali» per arrivare alla sperimentazione umana «ci sarebbero voluti anni».

E pur precisando che ci vorrà tempo prima di sperare di poter mettere a disposizione della generalità dei britannici un vaccino che «funzioni in sicurezza nei tempi più brevi umanamente possibile», ha assicurato che il governo è pronto a mettere a disposizione «tutte le risorse" necessarie al team di Oxford, come ad altri impegnati in progetti analoghi nel Regno. Rispetto alle critiche rivolte all’esecutivo sui ritardi nei test e sulla penuria di equipaggiamenti sanitari agli ospedali, il ministro s'è impegnato ad agire «con determinazione» per garantire «tutte le forniture necessarie» in uno scenario straordinario; mentre ha smentito l’accusa di un funzionario del ministero degli Esteri secondo cui il governo avrebbe rinunciato con «una decisione politica» in tempi di Brexit a partecipare a uno schema di cooperazione coi Paesi dell’Ue per il reperimento di attrezzature mediche come i ventilatori.

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