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Trekking e bici sugli antichi binari: così cambiano le stazioni in Sicilia

PALERMO. Se il traffico aeroportuale incassa successi, quello ferroviario nasconde alcune ombre, e cioè le linee dimesse che potrebbero diventare luoghi dedicati ad attività turistiche.

Nei primi otto mesi dell'anno il traffico aeroportuale dell'Isola ha registrato infatti un aumento del numero di voli e di passeggeri, rispettivamente del 7,6 per cento e dell'8,3 per cento.

A raccogliere e rendere noti questi dati è stata l'associazione italiana gestori aeroporti (Assaeroporti). In particolare, l'incremento dei passeggeri sui voli internazionali è aumentato all'11,3 per cento.

Questi andamenti confermerebbero i dati preliminari che indicano un'espansione dei flussi turistici verso la Sicilia, anche in seguito alle tensioni geopolitiche nell'area del Mediterraneo.

«La sfida è confermare la performance di un anno straordinario - afferma il presidente regionale di Confesercenti, Vittorio Messina -. Una crescita a due cifre del settore turistico che in Sicilia ha fatto registrare un +27,4 per cento di presenze rispetto al 2015».

E mentre la Sicilia registra un boom di presenze, considerando il traffico aeroportuale, si lavora anche per rendere attrattive le linee ferroviarie dismesse che fanno da contorno ai paesaggi della natura siciliana. Alcune sono già diventate piste ciclabili, altre hanno ancora custodiscono stazioni, case cantoniere, caselli, depositi per locomotive. L'obiettivo di chi opera nel mondo del turismo è trasformare le linee ferroviarie abbandonate, in percorsi ciclabili o di trekking. In questo modo dal degrado può nascere una grande opportunità di crescita. In bici o durante una lunga passeggiata, infatti, i visitatori stranieri e locali potrebbero apprezzare e immortalare le distese verdi incontaminate che la natura siciliana custodisce. Parola del presidente di Confesercenti Sicilia, Vittorio Messina:

«In alcuni casi la trasformazione è già avvenuta ma sono ancora pochi esempi virtuosi. Bisognerebbe incentivare queste idee poiché le linee sono davvero tante. Dai quasi 80 chilometri della Dittaino-Caltagirone ai 400 metri della Palermo Centrale-Porto. Ma non solo, ci sono ad esempio i 28,5 chilometri della Catania Ognina vecchia-Fiumefreddo. E poi l'Alcantara-Randazzo, la Leonforte-Caltagirone, la Noto-Pachino. Fra le linee censite anche la Magazzolo-Lercara Bassa e la Palazzo Adriano-Filaga e i 123 chilometri della Castelvetrano-Porto Empedocle». Gli unici visitatori che percorrono queste linee sono l'incuria e il degrado.

«Si tratta di linee che per molti casi abbiamo ereditato dal trasporto merci su ferro e nave che in passato era più efficiente. Adesso bisognerebbe inserirle - spiega il presidente di Confesercenti Sicilia - in dei piani di riqualificazione, portati avanti dai vari comuni. La scommessa principale rimane la valorizzazione di questo patrimonio nel settore turistico. Adesso il problema è quello dei fondi, perché Ferrovie non è certo disposta a regalare i suoi binari dismessi, ma vuole fare cassa vendendoli».

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