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Tra sagre, festival e itinerari sacri: la Sicilia dei borghi torna alla ribalta

Uno scorcio di Sambuca di Sicilia, nominato Borgo dei Borghi 2016
PALERMO. Il calore, il fascino, i prodotti tipici.
Sono alcuni dei fattori che contribuiscono a valorizzare, dal punto di vista turistico, i territori delle province siciliane.
Tanto che sono diventati le mete preferite per le vacanze degli abitanti dell’Isola. I siciliani riscoprono tutte quelle realtà territoriali che spesso fanno la differenza e si distinguono dalle località più titolate per l’ospitalità della propria gente, per il dinamismo e la tipicità delle proprie produzioni e per la capacità di vivere una dimensione umana.
Si tratta di una nuova tendenza, emersa in Sicilia nella stagione estiva appena trascorsa e che ha contribuito sensibilmente a canalizzare i flussi turistici provenienti da tutta Europa e dal nord America.
«La grande novità è che si è acquisita – spiega Toti Piscopo, direttore editoriale di Travelnostop.com – una nuova coscienza ed il concetto di ospitalità è stato vissuto come una grande opportunità, grazie anche alla diffusione e all’utilizzo della rete. Così il concetto di ricettività si è ampliato, integrando quella tradizionale alberghiera a quella alternativa o integrativa dei b&b, delle case vacanze, alle aziende agrituristiche, dei residence turistici ma pure degli appartamenti dei privati».
C’è stata, però, anche una nuova consapevolezza da parte degli enti locali, cioè puntare sulla valorizzazione dei territori. Un tema anticipato da uno studio di Travelnostop.com nell’ottobre 2010 e presentato nel gennaio 2011 dal titolo emblematico «La Sicilia per la Sicilia», bozza per uno sviluppo turistico possibile.
Uno studio elaborato a conclusione di un ciclo di open Forum su «La regione dei territori; i territori della Regione», realizzato nei nove capoluoghi di provincia in cui si evidenziava la necessità di sviluppare il turismo domestico, come terapia per fronteggiare la crisi di arrivi e di presenze turistiche.
Un modo per sopperire alla mancanza di flussi internazionali, ma funzionali a sostenere l’economia dei territori, in attesa di una ripresa.
«Credo infatti – aggiunge Piscopo - che il siciliano abbia nel complesso un approccio diverso con il mondo del turismo. Ama viaggiare per il mondo ma ha riscoperto anche i territori della sua terra, quasi alla ricerca di quella identità siciliana, intesa come valore positivo sia sul piano culturale sia sociale. Non più soggetto passivo, ma soggetto attivo e protagonista di questo fenomeno da cui può trarre vantaggio anche come cittadino».
Il trend è cambiato. Se prima i poli turistici deputati erano Taormina e Cefalù, Giardini Naxos, Sciacca, San Vito Lo Capo e la Sicilia dei litorali e delle spiagge, oggi emergono le realtà dei centri minori che diventano luoghi di ritrovo per una ospitalità anche di eccellenza per dimensione umana più che di lusso. È venuta alla ribalta la Sicilia dei borghi, tra i più belli d’Italia, e la Sicilia degli itinerari religiosi, la Sicilia del golf e dei grandi e piccoli eventi, la Sicilia dei festival della musica, del cinema e dei teatri, la Sicilia delle sagre tutte sottoposte a restyling e presentate come Expo o Fest per essere più attrattivi. «Economia e cultura si fondono in armonia per dar vita al trionfo di una volontà complessiva di voler fare. E adesso rimane la necessità di dover fare bene – conclude Toti Piscopo – in questa stagione si è riaccesa la speranza ma principalmente, almeno nel turismo, la consapevolezza per ogni siciliano di poter essere protagonista del proprio futuro e tutti insieme della propria comunità, qualunque ne sia l’ampiezza».

 

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