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Futuro bollente, ondate di calore 80 volte più frequenti

ROMA. Il futuro rischia di essere sempre più bollente, con effetti pericolosi per la salute. In mancanza di misure efficaci di contenimento delle emissioni di gas serra, infatti, la frequenza di ondate di calore potrebbe aumentare di circa 80 volte nei prossimi 50 anni, con un'impennata del rischio di morte del 20% e oltre durante questi eventi. La previsione è dei ricercatori dell'Università statale del Colorado, il cui studio è stato presentato alla conferenza mondiale di Epidemiologia ambientale da poco conclusasi a Roma.

Le ondate di calore ad alta mortalità sono ancora rare al momento, ma in futuro potrebbero diventare sempre più frequenti a causa del riscaldamento globale dovuto alle emissioni di gas serra. Per esaminarne gli effetti, i ricercatori hanno applicato, su 83 comunità Usa, le proiezioni di diversi modelli climatici e di parametri di salute, con gli scenari più estremi di cambiamento climatico. Sono così arrivati a prevedere che la frequenza di ondate di calore ad alta intensità aumenterà dell'800% entro il 2076-2095 se non ci saranno cambiamenti e strategie di riduzione. Va però detto, precisano i ricercatori, che a seconda dello scenario considerato, cambiano anche i risultati. Se per esempio le comunità saranno in grado di gestire i gas serra di pari passo al riscaldamento climatico,
implementando delle misure di contenimento, allora la frequenza delle ondate di calore potrebbe diminuire leggermente rispetto ai valori attuali.

Un fattore che potrebbe aiutare nel frenare le emissioni di gas serra sono i consumi alimentari e la dieta. La presenza sempre più frequente nella nostra alimentazione della carne, in particolare quella rossa, è infatti un elemento con un peso crescente sulla salute e l'ambiente. L'Italia, pur essendo il paese della dieta Mediterranea, predilige sempre di più questo alimento, la cui produzione, trasporto, conservazione e gestione dei rifiuti fanno aumentare i gas serra, molto più di quello che avviene con i cibi di origine vegetale. Basterebbe consumarla un paio di volte a settimana (pari a 200 grammi complessivi), in linea con i dettami dell'alimentazione mediterranea, per veder calare del 60%, solo in Italia, le emissioni di gas serra dovuti proprio alla sua produzione. Lo hanno calcolato i ricercatori del Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio, Paola Michelozzi, Enrica Lapucci e Sara Farchi, in un altro studio presentato alla conferenza di Epidemiologia ambientale. Mangiare meno carne rossa e insaccati avrebbe inoltre una ricaduta positiva sulla salute: calerebbe infatti del 3,7% la mortalità da cancro del colon e del 3,3% quella da malattie
cardiovascolari.

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