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Studio dimostra: non è vero che infelicità e stress possono uccidere

ROMA. L'infelicità e lo stress non possono ucciderci, non sono capaci di loro di aumentare la mortalità per qualsivoglia causa, come precedenti studi avevano lasciato intendere. A tranquillizzare quanti si sentono stressati ed infelici un corposo studio pubblicato sulla rivista Lancet e condotto da Bette Liu, attualmente presso la University of New South Wales, Australia.

Il problema, spiega Liu, e che si confondono cause ed effetti: tanti studi hanno trovato in passato una correlazione tra benessere, felicità, stato di rilassatezza e buona salute, ma questo non significa che essere infelici faccia di per sé male alla salute fino al punto di aumentare il rischio di morte di un individuo.

Gli esperti hanno utilizzato dati raccolti nell'ambito del Million Women Study, durato 10 anni coinvolgendo centinaia di migliaia di donne. Hanno visto che non vi è nessuna relazione tra i tassi di mortalità per qualsiasi causa e livelli di stress e infelicità percepiti dal campione.

Insomma, considerati tutti i fattori in gioco (ad esempio se una persona fumi o meno, o altri fattori legati alla salute), il rischio di morte non cambia in base al fatto che questa sì consideri felice o infelice e stressata. Semmai vi fosse, una relazione di causa ed effetto è più probabile nell'altro verso, ovvero essere in cattiva salute o soffrire di gravi malattie rende infelici.

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