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Le branchie dei pesci provano i danni alla Barriera Corallina

ROMA. L'ecosistema della Grande Barriera Corallina non ha tregua. Un nuovo studio della James Cook University rivela che i sedimenti sospesi nell'oceano stanno danneggiando le branchie dei pesci e possono provocare un aumento del tasso di malattie tra le specie che popolano la Barriera, compreso il pesce pagliaccio reso famoso dal personaggio d'animazione Nemo. "I sedimenti sospesi - spiega in una nota Amelia Wenger, co-autrice dello studio - derivano da inondazioni, attività agricole e industriali, attività di dragaggio per i porti e stanno aumentando nelle acque costiere di tutto il mondo".

Dunque la minaccia non è circoscritta all'Australia. Le branchie dei pesci, spiega Jodie Rummer, altra co-autrice, sono la loro prima linea di difesa per la risposta immunitaria, cosa che le rende il luogo perfetto per cercare eventuali danni provocati dai sedimenti. L'esposizione ai sedimenti è particolarmente grave per i giovani pesci della Barriera che prima di stabilirsi in una scogliera nuotano in acque aperte. Gli studiosi hanno osservato che danni alle branchie interferiscono con la loro capacità di assorbire grosse quantità di ossigeno in uno stadio critico per lo sviluppo. L'analisi in acque con concentrazione di sedimenti simile a quella dell'oceano ha rivelato che le branchie di larve di pesci pagliaccio erano congestionate e col doppio del muco rispetto alle quantità trovate in esemplari che vivono in acque pulite. Inoltre l'esposizione ai sedimenti coincide con un maggior numero di cellule protettive sulle branchie e con la presenza sulle stesse di batteri causa di malattie.

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