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Donne e pubblicità "preorgasmica" o "manichina" ma è sempre "sesso"

PALERMO. Sessismo e pubblcità, le donne sono in prima fila e usate in tutte le versioni: su cento casi di uso di corpo umano in pubblicità, l’80 per cento è donna e il 20% uomo. Dalle bellissime modelle che sono richieste per rappresentare l’ideale di fascino in auto, al supermercato e in ogni dove tranne che al lavoro, ci sono quelle che i pubblicitari chiamano «grechine» come i disegni di chi non sa disegnare, e nella pubblicità rappresentano una patata decorativa che non dice niente. Ci sono le «disponibili» in espliciti atteggiamenti pronta a tutto per uso sessuale. Poi ci sono le donne scelte a pezzi, «i manichini» che si cercano quando nella pubblicità serve una gamba dentro una calza o una bocca per uno spazzolino. Ci sono «le donne interrotte» così dette perché in pubblicità vengono annullate come persona e sono le signore che pubblicizzano le dentiere, o le fasce elastiche, che in ascensore confessano all’amica di portare l’assorbente contro il cattivo odore, e ci sono anche le ragazze «d’espressione» scelte per esprimere il piacere sessuale e si chiamano «le preorgasmiche».

Tutti i modi di uso di donna in commercio, in vendita, per attrattiva di clienti, li elenca una ricerca sul sessismo nella pubblicità, «Come la pubblicità racconta gli italiani» condotta da Nielsen Italia, dal Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Universtà di Bologna e dall’Art Director Club Italiano, l’Adci che ha coordinato l’indagine e il cui presidente è Massimo Guastini.
Basato sull’analisi di circa ventimila campagne in tv, radio, stampa e web, lo studio ha esaminato il modo in cui uomini e donne si raccontano in pubblicità, identificando 12 tipologie narrative femminili (le grechine, le interrotte ecc.) che complessivamente raggiungono l’81,27% del totale contro il quasi 20 degli uomini. Ma mentre la donna viene narrata «insignificante» dal punto di vista della personalità e delle competenze - «un oggetto e poco soggetto» - il profilo dell’uomo invece è più sbilanciato verso il lavoro. In più della metà dei casi negli spot pubblicitari il maschio è presentato come un professionista, raramente come padre, solo nel 4,32% dei casi.

E le donne, attraverso l’analisi degli psicologi, si chiedono se e come la loro vera immagine di persone che vivono di lavoro, casa, figli, amici e relax sul fronte pubblico e privato, si chiedono quanto è lontana la loro immagine dalla realtà pubblicitaria.

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