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Basta una app e gli smartphone diventano ricercatori

ROMA. Anche un semplice smartphone può aiutare la ricerca di una cura per malattie come il cancro o l'Alzheimer 'donando', mentre non è utilizzato, una parte della sua potenza di calcolo grazie a una app sviluppata dall'università di Stanford. Folding@home, spiega il comunicato dell'ateneo, è la versione mobile del programma distribuito per pc nel 2007: serve a simulare la configurazione spaziale delle proteine, un processo che richiede millisecondi in natura ma mesi di simulazione al computer.

''Ci sono moltissime persone con telefonini veramente potenti - spiega Vijay Pande, l'ideatore - se potessimo usarli in maniera efficiente potremmo fare grandi cose''.

Il ripiegamento delle proteine è fondamentale per la loro funzione, e uno dei modi migliori per riuscire a individuarlo è la simulazione al computer, che però richiede una grandissima potenza di calcolo. La app è studiata in modo tale da attivarsi quando il telefono è inattivo e in carica. La versione per pc ha già 150mia utenti attivi, e ha permesso di fare scoperte pubblicate sulle riviste principali. Il primo progetto che verrà studiato dalla app, che per ora è disponibile solo per smartphone Sony, partner del progetto, ma che avrà presto una versione per Android, riguarda una proteina fondamentale per il funzionamento delle terapie per il tumore al seno, ma è già pronto anche uno studio sull'Alzheimer.

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