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"Sempre giovani" gli anziani in bici: tutti i benefici psicofisici

ROMA. Pedalando si frenano gli anni che passano e letteralmente si resta più giovani della propria età anagrafica a livello psicofisico.

Lo dimostra uno studio su ciclisti amatoriali in età anche anziana (55-74 anni) pubblicato su The Journal of Physiology e condotto presso il King's College di Londra da Ross Pollock.

Gli esperti hanno intrapreso lo studio con il principale intento di dimostrare che vecchiaia non è sempre sinonimo di fragilità e precarietà psicofisica e che lo sport aiuta ad affrontare gli anni che passano senza sentirli come se mente e corpo restassero più giovani della vera età dell'individuo.

Per dimostrarlo i ricercatori hanno coinvolto un campione di ciclisti amatoriali, tra cui anche molti anziani, i quali erano capaci di fare 60 chilometri in 5,5 ore che significa pedalare ad una velocità media di meno di 20 km/h, equivalente a una pedalata con una buona andatura ma non una corsa.

Gli esperti hanno misurato lo stato cardiovascolare, respiratorio, neuromuscolare, metabolico, endocrino e cognitivo di ciascuno, la forza di ossa e muscoli, il livello di salute, la prontezza di riflessi di ciascuno.

Ebbene è emerso che anche il più anziano dei ciclisti dimostrava meno anni della sua vera età a livello psicofisico e tutti gli anziani ciclisti hanno brillantemente superato il test classico che si fa per verificare capacità motoria e rischio cadute di un soggetto anziano, ovvero quello di alzarsi da una sedia, percorrere tre metri, girare e tornare a sedersi. Se per svolgere questo esercizio si impiegano più di 15 secondi vuol dire che l'anziano è a rischio fragilità e cadute. Tutti i ciclisti anziani hanno impiegato meno dei fatidici 15 secondi.

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