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Mark Zuckerberg e il suo look: non spreco il mio tempo in frivolezze

«Sono nella posizione fortunata di potermi svegliare e aiutare più di un miliardo di persone»

NEW YORK. Non vuole perdere tempo. E per questo indossa sempre la sua 'divisa': maglietta grigia, infradito Adidas e jeans. Se fa freddo una felpa, rigorosamente con cappuccio. Mark Zuckerberg, un po' come Steve Jobs, non cede alla tentazione del look e proponendo sempre lo stesso abbigliamento evita di sprecare tempo in decisioni «frivole»: meglio concentrarsi sul lavoro. A spiegarlo è lo stesso amministratore delegato di Facebook, nel suo primo incontro pubblico 'domande e risposte' di sempre.

Fra tutte le domande a cui ha risposto, una ha destato particolare interesse: «perchè indossa sempre lo stesso abbigliamento». Zuckerberg si dilunga in una risposta articolata. «Voglio prendere il minor numero di decisioni possibili su tutto tranne che su come servire al meglio la comunità». E decisioni su cosa indossare o su cosa mangiare a colazione consumano energie che potrebbero essere dirette altrove, come realizzare prodotti migliori. Scelte analoghe sul look, ovvero indossare sempre gli stessi capi, sono state prese - mette in evidenza Zuckerberg - da Jobs, con la divisa di jeans e maglioncino a collo alto nero, e a suo modo dal presidente americano, Barack Obama, che - come ha ammesso lo stesso Obama - indossando il completo ogni giorno evita di perdere tempo. «Sono nella posizione fortunata di potermi svegliare e aiutare più di un miliardo di persone, e sento che non farei il mio lavoro se sprecassi energie in cose frivole. Voglio dedicare tutte le mie energie a realizzare i migliori prodotti e servizi» afferma Zuckerberg, chiarendo che ha più magliette dello stesso colore e diversi jeans.

L'amministratore delegato si sofferma anche sul film 'The Social Network', che lo ha «ferito» perchè lo ha dipinto come in realtà non è. Zuckerberg precisa infatti che, al contrario di quanto raccontato nella pellicola, non ha creato Facebook per attrarre ragazze. «La realtà è che scrivere un codice, costruire un prodotto e una società non è abbastanza glamour per farne un film, e per questo si immaginano cose per abbellirlo».

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