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Un elefante vivo vale 76 volte più che da morto

Basta allo sterminio degli elefanti per il loro avorio: questi grandi pachidermi valgono 76 volte più da vivi che da morti. Ad affermarlo è un nuovo rapporto della David Sheldrick Wildlife Trust che sottolinea come il commercio illegale dell'avorio non possa competere lontanamente con il valore che hanno questi animali da vivi.

E' tristemente noto come gli elefanti africani siano fortemente minacciati per colpa della domanda estera di avorio: più di 120.000 esemplari sono stati uccisi tra il 2010 ed il 2013, ed è stato stimato che nel Continente Nero in media viene ucciso un elefante ogni 15 minuti. Il nuovo rapporto dell'associazione animalista keniota sottolinea come ogni elefante vivo sia in grado di generare 1.6 milioni di dollari per l'economia locale, attirando eco turisti interessati a conoscere nel loro habitat questi grandi simpatici pachidermi.

Per calcolare il valore di un elefante vivo, l'associazione ha analizzato le visite ai campi, i safari e i tour fotografici che si svolgono abitualmente in Kenya, Tanzania, Zambia e Sud Africa. In questo modo è stato stimato che un singolo elefante può contribuire all'economia locale di 22.966 dollari all'anno ed inoltre, poiché gli elefanti possono vivere per 70 anni, significa che un esemplare medio può generare 1.6 milioni di dollari durante il suo intero ciclo di vita. Considerando quindi come un paio di zanne - per un peso medio di 10 kg di avorio - possano arrivare a valere circa 21.000 dollari sul mercato nero, un elefante vivo riesce a valere 76 volte più di uno morto.

"Proteggere gli elefanti produce un tangibile valore monetario," scrive nella prefazione del rapporto riportato da Mother Nature Network, Rod Brandford della David Sheldrick Wildlife Trust. "Dati di questo tipo possono essere utilizzati per mostrare come la conservazione degli elefanti sia una proposta economica molto più conveniente rispetto al commercio di avorio. E 'un potente incentivo per i funzionari responsabili delle nostre risorse naturali in Africa per proteggere la specie contro il dilagante bracconaggio".

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