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Marina Rei: nel nuovo disco tutta la mia libertà artistica

«Mi piace essere indipendente e avere a disposizione una grande libertà - dice la Rei parlando della scelta per l'autoproduzione - nonostante le grandi difficoltà che una soluzione del genere comporta. È un modo di lavorare che in qualche modo poi ripaga in soddisfazione artistica, in un momento in cui fare musica è sempre più difficile»

MILANO. 'Pareidolia', ovvero il vedere o sentire qualcosa anche dove quel qualcosa non c'è. È il titolo scelto da Marina Rei per il suo nuovo album, arrivato nei negozi lunedì e che per la cantautrice e musicista romana segna il ritorno in scena, per la seconda volta con la propria etichetta discografica, a due anni di distanza dal precedente 'La conseguenza naturale dell'errore'.

«La pareidolia è qualcosa di visionario - dice la cantante - che associo anche a un'idea di grande libertà artistica». Il lavoro al completo, composto da un totale di undici brani, da 'Avessi gli artigli' fino ad 'Annarella', cover dei CCCP, è stato prodotto da Giulio Ragno Favero, già al lavoro con One Dimensional Man e Il Teatro Degli Orrori, con il quale la cantautrice capitolina ha scritto anche gran parte dei pezzi. «Mi piace essere indipendente e avere a disposizione una grande libertà - dice la Rei parlando della scelta per l'autoproduzione - nonostante le grandi difficoltà che una soluzione del genere comporta. È un modo di lavorare che in qualche modo poi ripaga in soddisfazione artistica, in un momento in cui fare musica è sempre più difficile».

Se per la scienza la 'Pareidolia' è un fenomeno subcoscienziale applicabile tanto alla vista quanto all'udito, per Marina Rei ha rappresentato un modo di guardarsi attorno prima di scrivere le nuove canzoni, che passano dal rock tanto caro a Favero alla canzone d'autore più propriamente detta, fino ad arrivare al rap del brano che ha dato il titolo a tutto l'album e in cui stato coinvolto Zona MC. «Il rap è arrivato naturalmente nella mia musica - dice la cantante, che per la prima volta si è cimentata anche personalmente nella canzone con le rime hip hop - perchè mio figlio ha tredici anni e in casa sono circondata da quel tipo di suoni». Tra gli altri collaboratori che hanno messo lo zampino nell'album, oltre al papà della cantante, quel Vincenzo Restuccia celebre batterista anche per Ennio Morricone, Nicola Piovani e Fabrizio De Andrè, ci sono anche Rodrigo D'Erasmo, Enrico Gabrielli e gli Operaja Criminale che accompagnano Marina Rei anche dal vivo ormai da due anni.

«Questo è un lavoro dalle diverse anime musicali - conclude la voce delle nuove 'Lasciarsi andare' e 'Ho visto una stella cadere' - ed è un giusto punto d'incontro tra il modo di fare musica del produttore che ho scelto e del mio. Le canzoni sono state scritte insieme e hanno una veste comune. Considero molto equilibrato il risultato del lavoro fatto assieme».

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