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Palermo, copiano la versione con lo smartphone: traditi da Facebook

E' andata male, ad alcuni furbetti di un quarto ginnasio del liceo Umberto I, traditi dall’indomabile voglia di vantarsi su Facebook dell’impresa riuscita con successo. Qualche ragazzo che aveva deciso di affrontare la versione di greco con le proprie forze, deluso dal comportamento dei compagni, ha raccontato tutto ai genitori, che hanno informato i docenti

PALERMO. C’erano un tempo cartuccere annodate sui fianchi e formule ricopiate su palmi di mani sudaticce. Oggi ci si affida ad iPhone e telefonini di ultima generazione, e anche l’arte di copiare sembra essere messa a dura prova dalla tecnologia. E c’è chi, incurante dei regolamenti d’istituto, cerca di beffare l’attenzione degli insegnanti, provando e riuscendo a trasmettere all’esterno compiti in classe ritenuti troppo complicati, per ottenere una facile soluzione da mamme, cugini, amici o dall’onnisciente mondo del web.

Ma è andata male, ad alcuni furbetti di un quarto ginnasio del liceo Umberto I, traditi dall’indomabile voglia di vantarsi su Facebook dell’impresa riuscita con successo. Qualche ragazzo che aveva deciso di affrontare la versione di greco con le proprie forze, deluso dal comportamento dei compagni, ha raccontato tutto ai genitori, che hanno informato i docenti. La prof di greco è andata su tutte le furie, ha annullato il compito e il dirigente scolastico Vito Lo Scrudato ha deciso di convocare un consiglio di classe, per decidere quali provvedimenti disciplinari adottare.

Una storia simbolo dei numerosi episodi che da qualche anno si ripetono all’interno degli istituti superiori, durante i compiti in classe e le prove di maturità, malgrado sia espressamente previsto il divieto di tenere in classe apparecchi elettronici accesi e in molti casi gli insegnanti facciano lasciare ai ragazzi i cellulari sulla cattedra. «Il problema è che ne consegnano uno e ne hanno in tasca altri due - osserva il preside del liceo scientifico Cannizzaro, Leonardo Saguto -. Mi è capitato frequentemente di sanzionare studenti che copiavano attraverso internet. Abbiamo deciso di trattenere in classe questi alunni, affinché approfondissero il senso del proprio comportamento. In qualche modo, il fenomeno sembra essere diminuito». Ma «la verità è che esiste una dipendenza dai cellulari - aggiunge il preside Lo Scrudato -. Forse varrebbe la pena affrontare con loro questo argomento, con l’aiuto dei nostri psicologi. Ma abbiamo deciso anche di prendere noi l’iniziativa per fare usare l’elettronica in classe in maniera positiva. A breve sceglieremo una classe per sperimentare una settimana di didattica dematerializzata. Si useranno solo il tablet e la lavagna interattiva. Sarà una grossa sfida».

Per il preside del liceo classico Vittorio Emanuele II, Luigi Affronti, l’unico modo per contrastare l’utilizzo dei telefonini durante le prove d’esame e i compiti in classe, sarebbe quello di cambiare modalità. «L’ideale sarebbe schermare i locali in cui si sostengono gli esami - dice -. Ma si potrebbero anche svolgere le prove direttamente collegati on line, assegnando compiti individuali da svolgere via internet. La scuola deve adeguarsi al cambiamento dei tempi».

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