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Coronavirus, la provocazione dei rianimatori anti-movida: "Non curiamo i cretini"

"Noi non curiamo gli imbecilli. Io non curo i cretini". Medici e rianimatori lanciano una provocazione su Facebook ai giovani della movida che, assembrati in strada e senza mascherine, in questi giorni aumentano il rischio di contagio per sé e per gli altri.

«In tutta Italia si sono registrati assembramenti davanti ai locali della movida del sabato sera... per colpa di qualcuno retrocederemo alla FASE 1? Noi non curiamo gli imbecilli!», si legge nel post pubblicato sulla pagina di "Nessuno tocchi Ippocrate", associazione da anni impegnata contro il fenomeno della violenza ai danni dei camici bianchi.

Si tratta di una provocazione-appello per scuotere le coscienze dei giovani, per dire loro che i medici cureranno sempre tutti ma è «assurdo farsi artefici di nuovi contagi per incuranza».

Spopola in rete anche il post di Carlo Serini, rianimatore all’ospedale San Carlo di Milano: «Io faccio l’anestesista rianimatore per tutti, belli e brutti, bianchi e neri, grandi e piccoli, Italiani e stranieri, insomma non si guarda (giustamente) in faccia a nessuno. Ma non faccio l’anestesista rianimatore per i cretini. Cari cretini, eliminatevi come preferite che fate un favore all’umanitá ... Ma non chiedeteci ancora - scrive - di rivedere e rivivere i tre mesi appena trascorsi, a causa del vostro cretinismo».

Quarataquattro anni, "ho perso il conto dei pazienti morti cui ho dovuto chiudere gli occhi - racconta Serini all’ANSA -. Ora sono in terapia con dei farmaci perchè la notte mi sveglio con gli incubi. La nostra vita è purtroppo scandita da un pre e un post Covid, non si può pensare che tutto torni come prima».

Questo post, afferma, «l'ho scritto di getto, anche con rabbia, una sera che ero fuori al balcone rientrato da lavoro. Su fb vedevo scorrere le immagini della movida nella più totale incoscienza. E’ assurdo, e con la mia provocazione ho voluto invitare i giovani a riflettere: uscite ma con le mascherine e non accalcatevi come lumache in un cesto. Poco più di una settimana è bastata, chiedo loro, per dimenticare i 33mila morti di Covid-19?».

Sotto attacco, spiega anche il presidente dell’Associazione anestesisti-rianimatori ospedalieri (Aaroi), Alessandro Vergallo, «è la movida, da noi ribattezzata "Covida", perchè rappresenta un altissimo rischio di contagio da Covid». Ai giovani «diciamo che senza prudenza torneremo in una situazione drammatica e che il rischio non è solo per loro che fanno l’aperitivo in massa: tornando a casa potranno infettare anche le famiglie. E’ un enorme rischio sociale e una seconda ondata della pandemia sarebbe devastante perchè il sistema ospedaliero è già molto provato».

Invita ad una «presa di coscienza» pure la presidente della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) Flavia Petrini: «Ci appelliamo alla responsabilità, ricordando le immagini atroci delle scorse settimane. Questo - conclude - non è il momento di avere una vita spensierata e senza freni».

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