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Vaccino anti-Covid, Oxford accelera: a dicembre 100 milioni dosi

Si accelerano i tempi per il vaccino anti-Covid al quale sta lavorando lo Jenner Institute della Oxford University con la partnership dell’azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia. La multinazionale farmaceutica AstraZeneca è infatti entrata nella squadra, stringendo un accordo con lo Jenner: sarà responsabile dello sviluppo, della produzione e distribuzione del vaccino a livello mondiale.

Ed un primo stock potrebbe essere disponibile già a dicembre: "Vogliamo essere pronti con 100 milioni di dosi entro la fine dell’anno e poi ampliare», ha annunciato al Financial Times il chief executive dell’azienda Pascal Soriot. Imporre un’accelerazione ulteriore al candidato vaccino ChAdOx1 nCoV-19 è dunque l’obiettivo, e per la durata della pandemia si prevede di adottare un modello 'no for profit', ovvero senza margini di profitto. La sperimentazione clinica sull'uomo, dopo i risultati positivi già ottenuti in laboratorio e sulle scimmie, è partita in 5 centri in Inghilterra lo scorso 23 aprile su 550 volontari sani e su altri 500 cui verrà somministrata una soluzione placebo.

Ad oggi, fa sapere AstraZeneca, il vaccino è stato somministrato ad oltre 320 volontari sani evidenziando di essere «sicuro e ben tollerato" ed i risultati di questa prima fase sono attesi «entro maggio». Poi, già da giugno, la sperimentazione sarà allargata ad un campione più ampio di 5.000 soggetti. Il vaccino Italia-Gb parte da due expertice consolidate, ovvero due piattaforme note che saranno impiegate per la sua messa a punto: l’esperienza della Advent-Irbm riguarda infatti l’utilizzo dell’adenovirus, un virus influenzale, impiegato depotenziato per trasportare il gene Spike sintetizzato del SarsCov2 nell’organismo umano. Come se fosse un cavallo di Troia, quando l’adenovirus trasportatore entra nell’organismo, quest’ultimo reagisce e crea anticorpi.

L’expertice dello Jenner Institute deriva invece dal fatto di aver già testato e utilizzato sull'uomo in Arabia Saudita un vaccino simile anti-Mers. «Se la sperimentazione clinica darà esiti positivi, come lasciano sperare i test di laboratorio e su animali - afferma all’ANSA il presidente di Advent-Irbm Pietro Di Lorenzo - entro fine anno avremo la disponibilità di un primo stock. Basterà per iniziare la vaccinazione su fasce più fragili della popolazione. Per produrre miliardi di dosi per la popolazione generale saranno necessari ovviamente tempi più lunghi, ma l’ingresso del colosso AstraZeneca accelererà sicuramente la capacità produttiva». La Gran Bretagna non è però la sola in corsa per il vaccino contro il virus SarsCov2. Il virologo Anthony Fauci, della task force Usa contro il nuovo coronavirus, non esclude che gli Usa possano arrivare al vaccino entro il prossimo gennaio. La strada, ha spiegato, «è assumersi il rischio di cominciare la produzione con le società coinvolte presumendo che funzioni e, in tal caso, aumentarla».

Complessivamente, sono oltre 90 i possibili vaccini contro il Covid-19 in fase di sviluppo in tutto il mondo, usando diverse tecnologie, alcune delle quali mai provate prima. Intanto, mentre l’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato l’allerta per il rischio di una seconda e terza ondata dell’epidemia, la corsa prosegue pure sul fronte dei farmaci. Dopo i risultati positivi per l’antivirale remdesivir nato per contrastare l’Ebola, annunciati dall’azienda Gilead, sono stati definiti «molto incoraggianti» anche i test condotti nel Regno Unito fra i pazienti colpiti dal Covid-19. I ricercatori inglesi si sono detti «cautamente ottimisti».

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