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Dati in controtendenza: "Ci sono più ipertesi nei Paesi poveri"

Fonte Pixabay

ROMA. Per la prima volta nella storia il rischio di avere la pressione alta è superiore tra persone che vivono nei Paesi a basso e medio reddito rispetto a coloro che vivono in quelli ad alto reddito.

A dirlo è una ricerca pubblicata su 'Circulation', rivista scientifica dell'American Heart Association, da cui emerge che il 31% degli adulti in tutto il mondo soffre di ipertensione, ma si arriva al 31,5% tra quelli dei paesi meno ricchi. Una piccola differenza percentuale che segna però un sorpasso storico, seppur negativo.

L'ipertensione è un importante fattore di rischio per malattie cardiache e ictus, così come la principale causa evitabile di morte prematura e di disabilità in tutto il mondo.

Secondo l'analisi effettuata nel 2010 su 968 mila partecipanti provenienti da 90 paesi, il 31,1% (1,39 miliardi) della popolazione adulta in tutto il mondo aveva la pressione alta, ma la percentuale scendeva al 28,5% nei paesi ad alto reddito e saliva al 31,5% nei paesi a basso e medio reddito. La prevalenza del problema, tra il 2000 e il 2010 è diminuita del 2,6% nei paesi ad alto reddito, grazie a maggiore consapevolezza, migliori trattamenti e più controlli. È invece aumentata del 7,7% in quelli a basso e medio reddito.

«Invecchiamento della popolazione e l'urbanizzazione - spesso accompagnata da elevata assunzione di sodio, grassi, calorie e unita alla mancanza di attività fisica - possono svolgere un ruolo importante nell'epidemia di ipertensione nei paesi a basso e medio reddito», ha detto Jiang He, autore dello studio e ricercatore presso la Tulane University School of Public Health di New Orleans, Louisiana. Inoltre spesso proprio lì «manca l'accesso a controlli di prevenzione o cure mediche».

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