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Sanità, le Asp: "Vogliamo indietro i soldi delle analisi"

Le aziende sanitarie tornano alla carica, chiedendo la restituzione di quanto dovuto, risalente però a 12 anni fa. L'assessorato: "Una legge per evitare la restituzione"

PALERMO. Centinaia di pazienti siciliani avevano tirato un sospiro di sollievo. Ma invece il salasso non è stato affatto scongiurato. Le Asp tornano a chiedere indietro metà dei soldi concessi 12 anni fa come rimborso per esami fatti in ambulatori privati. «Restituzione entro 20 giorni – recita la lettera inviata ai pazienti – altrimenti adiremo le vie legali». E in molti casi si tratta di richieste di oltre 500 euro. I rimborsi erano stati concessi tra il 1999 e il 2002: una legge regionale concedeva il rimborso spese a chi riceveva prestazioni sanitarie da privati non convenzionati: per una questione di equità tra chi vive in città dove sono presenti strutture sanitarie convenzionate (dove la prestazione è gratuita) e chi vive in piccoli centri dove mancano queste strutture. Dalle Asp spiegano però che nel 2009 l'avvocatura dello Stato su richiesta della Regione ha definito illegittimi i rimborsi superiori al 50 per cento delle spese. Così nel novembre del 2009 ai pazienti era stato chiesto restituire la metà di quanto ricevuto. Qualche settimana dopo il dietro-front: l’assessorato regionale alla Sanità aveva inviato una nota alle Asp per sospendere il recupero delle somme. Pazienti salvi? Niente affatto. In questi giorni le Asp hanno mandato nuovamente le richieste di pagamento.


«Così facendo non si garantisce il diritto alla salute in modo uguale per tutti» afferma il segretario regionale dell’AMSA, Ambulatori Medici Specialistici Associati, Lillo Montaperto, che solleva la gravità del problema. Dall’assessorato regionale alla Sanità, il capo di gabinetto Giovanni Carapezza spiega: «Seguiamo con attenzione la vicenda. E abbiamo chiesto una soluzione con una legge dell’Ars perché solo con un intervento legislativo si può “sanare” la situazione». Le richieste di rimborso fanno riferimento a prestazioni e servizi sanitari riferiti al 1999. Ma potrebbero arrivare anche per gli anni successivi fino al 2002. Infatti chi nell'arco degli anni 1999-2002 doveva usufruire del servizio sanitario, invece di recarsi in grandi città dove c'erano ambulatori dell'Usl o centri privati convenzionati, per pari diritto poteva recarsi vicino casa in strutture private ottenendo il rimborso per le spese sostenute. Il rimborso era previsto dalla legge regionale 88 del 1980 e dall’articolo 4 della 42 del 1996. Le norme consentivano ai pazienti di potersi recare in strutture private e usufruire del servizio sanitario, come se la prestazione fosse stata erogata da enti pubblici o strutture convenzionate. «Una legge – spiega Montaperto - pensata anche per dare in pratica pari dignità a tutti i cittadini senza distinzioni territoriali».


Nel 2002 poi il decreto regionale assessoriale 890 del 28 giugno stabilì che tutte le strutture sanitarie siciliane acquisiscano lo status di accreditate ad erogare prestazioni per conto del servizio sanitario nazionale. L’avvocatura dello Stato però - come spiega la lettera dell’Asp - a seguito di richiesta di parere da parte dell’assessorato regionale della Sanità ha espresso immediata operatività in Sicilia di un decreto legislativo del 1992 che prevede come «i rimborsi relativi alle prestazioni erogate in forma indiretta sono definiti dalle Regioni e dalle Provincie Autonome in misure non superiore al 50 per cento delle corrispondenti tariffe regionali». Così le Asp stanno mandano ai pazienti le comunicazioni con le richieste di restituzione.

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