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Mafia, imprenditore in ginocchio in casa del boss per un affare edilizio

Nell'abitazione del presunto capo del mandamento di Villagrazia viavai di persone che volevano regolarizzare il loro rapporto con Cosa Nostra

PALERMO. A casa di Mario Marchese, presunto capo del mandamento di Villagrazia-Santa Maria di Gesù, c’era un andirivieni di imprenditori che, secondo gli inquirenti che hanno arrestato 62 persone nell’operazione Brasca, sarebbero collegati a Cosa Nostra. Per “regolarizzare” il rapporto con l’organizzazione mafiosa, alcuni di loro sarebbero stati disposti anche a mettersi in ginocchio in segno di rispetto nei confronti di Marchese, dal quale ricevono indicazioni sull’impresa da incaricare per la realizzazione di un grosso progetto edilizio.

Dalle intercettazioni emerge come Marchese nell’ottobre 2013 riceve due fratelli proprietari di un terreno per sollecitare il suo intervento nei confronti di alcuni imprenditori edili che erano stati “imposti” e che non avrebbero eseguito bene i lavori. “Vuoi che mi metto in ginocchio?”, dice uno dei due fratelli a Marchese, implorando la sua intercessione. “In memoria di mio padre mi metto in ginocchio – prosegue - perché ti ho sempre stimato e noi ci siamo voluti sempre bene”.

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