
Si erano fatti sentire qualche settimana fa, per le questioni legate al nuovo tariffario ministeriale che da inizio anno ha ridotto fino al 60% i rimborsi per le prestazioni sanitarie, e tornano a farlo adesso ma per un’altra ragione, anche se trasversale a quella del nomenclatore voluto da Roma, perché si sentono «esterrefatti e basiti, traditi dopo tanto lavoro fatto assieme agli uffici dell’assessorato alla Salute nel corso di una quindicina di incontri, a questo punto buttati al vento». A parlare sono le sigle che rappresentano i Centri dialisi attivi in Sicilia, tra Ascea, Adip, Ads e Arcade, sul piede di guerra per il decreto sul budget destinato al comparto, che l’assessore Daniela Faraoni dovrebbe firmare nelle prossime ore: il timore è che la quota sia inferiore di alcuni milioni rispetto a quella prevista dalle strutture, sulla base di quanto i vertici regionali della Sanità avrebbero ventilato alle associazioni dei convenzionati esterni durante l’ultimo incontro sulle nuove tariffe, avvenuto lo scorso 25 febbraio.
Secondo i Centri, il 3,5% in più previsto dalla normativa nazionale quale aumento per tutto il settore dei privati – tetto inderogabile fino a quando la Regione non uscirà dal piano di rientro sanitario – sarebbe stato calcolato non in base all’aggregato complessivo, pari a 470 milioni di euro, ma solo sui 315 milioni a disposizione per alcune branche, lasciando fuori dalla partita la Dialisi. Così, a bocce ferme, per le strutture il rialzo si tradurrebbe in 3,6 milioni di euro, con l’aggregato che passerebbe dagli attuali 102 milioni a 105,6 milioni, cifra distante dai 110 milioni del 2022 e dall’obiettivo a medio termine di 115 milioni.
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