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Palermo, al Comune scoppia la grana dei gettoni di presenza

Le indennità possono aumentare soltanto per sindaco e giunta, ma non per i consiglieri. Lagalla passerebbe da 6.900 euro lordi al mese a 14 mila: ed è fronda fra i partiti

Palazzo delle Aquile a Palermo

La doccia gelata ai consiglieri comunali di Palermo arriva per posta. La manda il segretario generale, Raimondo Liotta, il quale - sia pure dopo cinque pagine, quattro paragrafi, una grandinata di note e un'infiorata di citazioni normative - certifica che le indennità aumentano per tutti, sindaco e giunta, tranne che per loro, gli inquilini di Sala delle Lapidi che da destra a sinistra, dal centro al gruppo misto nel raddoppio dei gettoni di presenza col prossimo bilancio sperano indefessamente. Ma non si può fare. Ci sono difficoltà di ordine legislativo. Ed è chiaro che i musi sono lunghi.

Si era partiti con la prospettiva di portare da 23 a 40 i gettoni erogabili. Mentre ora Liotta, dopo ricerche e interlocuzioni anche con i dirigenti delle Autonomie locali della Regione, ha certificato che l’unica possibilità sarebbe quella che l’Anci (l’associazione dei Comuni) si faccia promotrice di interlocuzioni col ministero competente «affinché venga adottato un decreto che si tradurrebbe in un adeguamento/incremento dell’attuale gettone». Insomma, strada in salita.

Intanto, ieri, ancora una volta, la seduta del Consiglio è andata deserta: presenti solamente il presidente del Consiglio comunale, Giulio Tantillo, e un altro consigliere. Alla chiama successiva erano in tre. Si rinvia a oggi, appello unico alle 15: non ci sarà nessuno nemmeno questa volta. C'è chi minimizza. Ma questo progressivo rallentamento dell'attività viene anche interpretato come un segnale mandato all'amministrazione. Che, dal canto suo, ha tutto l'interesse invece ad accelerare il percorso del bilancio e dunque del riequilibrio. Niente, nisba, nada. Tutto ormai va al rallentatore.

Perché? L’interpretazione è che tutti questi sono segnali per il sindaco. Per un doppio ordine di motivi. Intanto c’è chi pressa per entrare in giunta e vorrebbe ufficialmente una prospettiva di rimpasto dopo il bilancio. Dalla Lega a Forza Italia ci sono pressioni affinché presto avvenga un sommovimento degli assetti. Nomi, cognomi e soprannomi di chi è intenzionato a subentrare sono sulla bocca di tutti in una sorta di girandola di indiscrezioni che produce retroscena e scenari a ritmo continuo. L’altro argomento, è appunto la questione delle indennità. Com’è noto, il sindaco aveva dato disponibilità per gli adeguamenti che comunque sono a carico dell’ente, mentre nel resto d’Italia gli aumenti sono stati «coperti» con fondi extra-comunali contestualmente all’approvazione della nuova legge. Il ragioniere generale aveva anche trovato le risorse da appostare nel bilancio di previsione, circa 3 milioni.

La Regione Siciliana, infatti, ha recepito la norma, ma lasciando a carico delle amministrazioni locali il peso di farvi fronte economicamente. In altre parole, i costi supplementari (circa 3 milioni) al momento dovranno gravare sul bilancio dell’ente. L’aumento sarebbe del 68 per cento per il 2023 e del 100 per cento nel 2024. Per intenderci, il primo cittadino passerebbe dagli attuali 6900 euro lordi al mese a quasi 14 mila, gli assessori a due terzi dell’emolumento del sindaco. E così a cascata - si pensava - per gli inquilini di Sala delle Lapidi, che per ora hanno un tetto massimo mensile, per i gettoni di presenza, di 23: il limite salirebbe a 40, sempre per un valore di 96 euro lordi a seduta, significherebbe passare dagli oltre 2 mila euro lordi odierni a quasi 4 mila.

Lunedì alle 14.30 è stata programmata una conferenza dei capigruppo alla presenza di Roberto Lagalla. Sarà l’occasione per discutere di questa storia che rischia di complicare il percorso del bilancio visto che la saldatura sulla rivendicazione è assolutamente trasversale.

Dice un consigliere d’opposizione: «La questione è molto semplice, anche i gruppi di maggioranza concordano che o gli aumenti si fanno per tutti o non se ne parla nemmeno per la giunta». Un ragionamento in linea con quanto raccontato fin qui. Vuole essere un modo per costringere il primo cittadino a impegnarsi per ottenere un provvedimento normativo che chiarisca questo aspetto.

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