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Camere di commercio in Sicilia, malcontento per la riforma e frizioni in Forza Italia

La Camera di commercio di Palermo è collegata con quella di Enna

Il riordino delle Camere di commercio in Sicilia non è solo un adeguamento alla norma nazionale che prevede la riduzione del numero di enti in ogni regione. È una riduzione degli organismi di rappresentanza (vengono accorpati i vertici e i consigli camerali) con le sedi che restano attive nel territorio per le pratiche delle imprese e con un robusto incremento delle attività on line. Ma il progetto della Regione che prevede il riconoscimento delle Camere di Palermo ed Enna, di Agrigento Trapani e Caltanissetta, Messina e infine la Mega camera del Sud est con Catania Ragusa e Siracusa non piace dalle parti orientali dell’Isola con la Camera etnea che vorrebbe andare da sola.

La riforma nazionale assegna alla Sicilia la possibilità di avere non più nove camere ma solo quattro. Come dividerle è frutto di ricorsi al tar e scontri tra associazioni di rappresentanza e tra gruppi politici già dalla riforma Renzi del 2016. Ora la scelta dell’esecutivo regionale ma sulla quale il ministero del Made in Italy guidato da Adolfo Urso vuole un supplemento di approfondimento avendo convocato una riunione (alla quale è invitata anche la Regione siciliana) per capire meglio la questione. E in particolare per fare luce su quello che accade nella parte orientale dell’Isola. L’approvazione del documento da parte della giunta, inoltre, ha avuto delle divisioni interne a Forza Italia che è il partito del presidente della Regione, Renato Schifani, dell’assessore alle attività produttive, Edy Tamajo e di quello all’economia, Marco Falcone che non ha votato il testo.

Un servizio completo di Nino Giordano sul Giornale di Sicilia in edicola oggi

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