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Giorgia Meloni lascia in anticipo il G7 e torna in Italia: «La coscienza me lo impone»

La premier Giorgia Meloni al G7

Lascia con un giorno in anticipo il G7 perché «la coscienza» le impone di tornare. Giorgia Meloni prima di ripartire da Hiroshima alla volta dell’Emilia Romagna spiega che è già stata troppo tempo lontana. Che ha bisogno di vedere coi suoi occhi l’entità del disastro che ha messo in ginocchio le terre alluvionate. E di preparare al meglio le misure più urgenti che arriveranno nel Consiglio dei ministri che resta comunque fissato per martedì. Non si poteva fare prima, magari tra una tappa e l’altra del viaggio che l’ha portata in Islanda e poi in Giappone. Perché la protezione civile sta ancora facendo l’inventario dei danni. E perché il maltempo non ha ancora smesso di imperversare in zone che in larga parte vivono di turismo, con la stagione estiva alle porte.ù

Intanto, martedì 23 maggio arriveranno «20 milioni», per affrontare le emergenze. Poi ci saranno altre risorse, ne serviranno cospicue, da destinare alla ricostruzione. Per le Marche lo scorso anno furono stanziati 400 milioni. Per l'Emilia, i primi calcoli che si fanno nel governo, ne serviranno di più. Solo per le strade (oltre 500 quelle chiuse) la Regione stima danni per miliardi di euro. Le risorse «si trovano» assicura Meloni.

Ma prima «abbiamo bisogno di pregare perché questo disastro si fermi» dice con enfasi la premier, che farà tappa tra l’altro a Forlì. Certo c'è anche la «grande solidarietà» degli altri Paesi pronti a dare «ogni tipo di aiuto», come hanno detto Emmanuel Macron prima, ma anche Charles Michel e Justin Trudeau che «è stato un po’ avventato vittima anche lui di fake news», liquida l’incidente sui diritti Lgbt la premier. Tutto sistemato. Come buoni sono i rapporti con gli altri partner che hanno espresso il loro cordoglio e il loro sostegno. Il padrone di casa Fumio Kishida, in apertura della sessione del G7 aperta agli ospiti. O il presidente Usa Joe Biden che ha mostrato con un abbraccio la sua «solidarietà e il suo conforto», come non hanno mancato di sottolineare fonti italiane. E poi gli altri che «hanno chiamato e hanno scritto» in questi giorni, «dagli Emirati arabi all’Austria», cita Meloni, convinta che «non ci sarà bisogno di ricorrere» alle risorse altrui (nella lista dei Paesi pronti a dare una mano c'è pure l’Ungheria di Viktor Orban). E «ce ne sapremo occupare nelle pieghe dei nostri bilanci».

Senza ricorrere, però ai fondi del Pnrr, come ha chiesto ad esempio il Pd perché, spiega anche il vicepremier Matteo Salvini a Bologna, si rischierebbe di «perdere dei mesi». Invece bisogna agire in fretta, con un primo pacchetto di misure per «alleviare famiglie e imprese sui territori»: difficile con i paesi ancora sott'acqua fare la conta delle necessità, l’elenco dei comuni è in via di composizione e si sta valutando se oltre all’Emilia Romagna saranno interessati anche aree di Marche e Toscana particolarmente colpiti.ù

La provincia di Rimini sarà sicuramente inserita nello stato di emergenza già deliberato a inizio maggio (con lo stanziamento di 10 milioni per la Regione). Nell’immediato ci sarà il rinvio dei termini per gli obblighi di natura contributiva, fiscale, previdenziale e processuale nelle zone più colpite, come fatto già con precedenti emergenze. E probabilmente l’esenzione dal servizio per il personale della pubblica amministrazione che non può andare a lavorare perché sfollato (sul modello già sperimentato durante la pandemia). Mentre un primo intervento a sostegno del sistema produttivo potrebbe vedere la garanzia gratuita da parte del Fondo centrale per le imprese, in un pacchetto cui il ministro Adolfo Urso sta lavorando insieme alle associazioni di categoria, focalizzato soprattutto su artigiani e piccole e medie imprese.

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