Il dossier migranti al vertice dell'Ue, ma la strada è in salita: troppi nodi da sciogliere
Una riforma lanciata ormai tre anni fa ma, nonostante innumerevoli tragedie del mare come l'ultimo naufragio al largo di Cutro, ferma ancora al palo. Il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo di Ursula von der Leyen è pronto a tornare sul tavolo del vertice dei leader Ue il 23 e 24 marzo, ma la strada verso la sua adozione, ostacolata dalle continue divisioni tra i 27, resta in salita. E, mentre il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, chiede collaborazione all’Italia e un’alleanza di capitali - tra cui Parigi e Berlino - invoca il rispetto del regolamento di Dublino in attesa di un nuovo ordinamento, l’intesa auspicata da Bruxelles in tempo per la fine della legislatura nel 2024, appare ancora lontana. Dopo anni di scontri insanabili su movimenti secondari e ricollocamenti, il motto della risposta comune è diventato ora quello della dimensione esterna: collaborazione e finanziamenti ai Paesi di origine e di transito, rimpatri, lotta ai trafficanti, corridoi per la migrazione legale, e anche l’idea - emersa più chiaramente al Consiglio europeo di febbraio - di costruire barriere mobili ai confini esterni dell’Unione per fermare i flussi. Una strategia tuttavia ancora poco concreta, alla quale l’Italia affianca da settimane la richiesta di una stretta sull'attività delle Ong. Nel tentativo di trovare una soluzione «strutturale» contrassegnata da un delicato equilibrio tra responsabilità e solidarietà, nei prossimi mesi sono molti gli appuntamenti sull'agenda europea. A partire da un possibile nuovo bilaterale, la prossima settimana, tra il ministro degli Interni Matteo Piantedosi e l’omologo francese Gerald Darmanin, seguito dal faccia a faccia il 20 marzo a Bruxelles tra i ministri europei degli Esteri, l’ennesimo di una serie di incontri ravvicinati in programma fino alla fine di giugno sotto l’egida della presidenza Ue della Svezia. A fine marzo toccherà poi ai capi di Stato e di governo confrontarsi sulla risposta all’emergenza nel Mediterraneo nel corso di un vertice interlocutorio che difficilmente potrà far segnare punti decisivi. E, con l'incognita degli sbarchi estivi davanti, l’ultima - o quasi - finestra politica per chiudere l’accordo prima delle elezioni europee sembra essere nelle mani di Madrid, alla guida dell’Unione nella seconda parte dell’anno.