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Mille Comuni senza piano di Protezione civile, in Sicilia uno su due

In Italia ci sono mille comuni che non hanno un piano di Protezione Civile per far fronte a terremoti, alluvioni e disastri dovuti al dissesto idrogeologico. Un numero che sale drasticamente in Sicilia, dove uno su due ne è sprovvisto. A lanciare l’allarme è il ministro della Protezione civile e delle Politiche del mare, Nello Musumeci, che oggi ha illustrato alla Camera le linee programmatiche del suo dicastero.

Secondo i dati del Dipartimento della Protezione Civile aggiornati a luglio del 2022, ad avere un piano è l’88% dei comuni italiani. La Regione messa peggio è la Sicilia, dove su 390 comuni ce l’hanno solo 190 (il 49%), mentre in Lombardia sono il 78% i Comuni che si sono dotati del Piano, anche se la Regione è quella con il più alto numero di comuni in Italia (1.544). Quattro, invece, le Regioni dove tutti i Comuni hanno provveduto a redigere i piani: Friuli Venezia Giulia, Marche, Molise e Valle d’Aosta, oltre alla provincia autonoma di Trento.

Il Piano di protezione civile «serve per far conoscere quali sono le vulnerabilità del territorio e, in caso di emergenza, a dare un primo orientamento per adottare le prime misure» ha spiegato Musumeci sottolineando anche l’importanza di avere un personale specializzato. Perché se questo manca, ha aggiunto, «i Comuni non riescono a dotarsi del Piano».

In Italia, come ricordato dal capo del dipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio in diverse occasioni, il 36% dei Comuni è in classe 1 e 2 per rischio sismico (vuol dire che si trovano in zona rossa o arancione) e in queste aree vive il 40% della popolazione. Musumeci ha ricordato che negli ultimi anni, per far fronte ai danni provocati dai terremoti, sono stati spesi più di 165 miliardi di euro, con una spesa media annua di 3 miliardi. Non solo. Curcio ha quantificato in «6 milioni» i cittadini «che vivono in un territorio con rischio idraulico medio», zone dove si trova il 90% dei comuni e dove è presente anche un pericolo di frana molto elevato. Molti di questi sono comuni montani e proprio oggi il ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli ha annunciato di aver sbloccato 34 milioni per garantire a questi comuni un «supporto concreto nel contrasto al dissesto idrogeologico».

Ma se in molti comuni manca un Piano di protezione civile, in Italia è assente anche un piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. «Nonostante sia stato avviato nel 2016, ancora oggi non ha ottenuto il parere per la Valutazione ambientale strategica», sottolinea il ministro che poi spiega cosa prevede il piano: dai territori più esposti a lunga siccità a quelli dove c’è un pericolo di «bombe d’acqua». «Stiamo lavorando a un sistema sofisticato di allertamento per mettere in guardia la comunità locale quando vi sia un’allerta molto probabile. Il sistema ha attraversato già una fase di sperimentazione sullo stretto di Sicilia; riteniamo ci siano le condizioni perché sia varato - ricorda il ministro -. Abbiamo presentato una proposta di finanziamento».
E c’è poi un aspetto legato a tutta la normativa in materia che, sottolinea Musumeci, va «semplificata e ammodernata». A partire dal Codice della protezione civile approvato nel 2018. “’Servono norme agili per l’interpretazione senza rimandi ad altre normative - ha concluso - E va ripensata la norma che deve consentire al commissario per l’emergenza di poter operare con la necessaria flessibilità senza che questo sacrifichi la trasparenza degli atti».

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