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La manovra al rush finale, Meloni: priorità ai redditi bassi e al caro bollette

Tra le misure in arrivo l'azzeramento dell'Iva su pane e pasta

Priorità ai redditi bassi e al caro bollette. È intorno a questi due cardini che il governo lavora per ultimare la scelta dei provvedimenti che andranno a comporre la manovra. Un menù da completare con risorse limitate (su una manovra da circa 30-32 miliardi, 21 in deficit andranno all’energia e solo 8-9 miliardi al resto) e tempi strettissimi (domani, lunedì 21 novembre, la legge di bilancio sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri).

Tante le misure sul piatto, dall’azzeramento dell’Iva sui beni primari alla tregua fiscale, dal taglio del cuneo al sostegno alla natalità. Nulla però è ancora definitivo, ripetono dal governo. Queste ultime ore saranno dunque decisive. Mentre la premier Giorgia Meloni garantisce che arriveranno «importanti iniziative». Il rush finale verso il traguardo di domani è scattato con il vertice di governo di venerdì sera. «Ho riunito le forze di maggioranza e i ministri competenti per discutere dei provvedimenti da inserire» in manovra, spiega la presidente del Consiglio sui social. E mentre su un altro fronte caldo, quello delle autonomie, si registra l’apertura di Calderoli ad una proposta della Campania che potrebbe servire a sbloccare l'impasse, Meloni cerca di rassicurare in vista della manovra: «Siamo al lavoro su una legge finanziaria attenta a famiglie e imprese, con particolare attenzione ai redditi bassi. Un provvedimento per fronteggiare il caro bollette e sostenere milioni di cittadini».

Su questo ha promesso di tenere la barra dritta il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti: la linea è quella della «prudenza», ripete alle forze politiche, appellandosi al loro senso di responsabilità. E sulle tante misure circolate dopo il vertice precisa: «Si tratta di mere ipotesi presentate nel corso della riunione che sono in corso di valutazione politica». È invece praticamente certo il taglio del cuneo fiscale: il governo vuole «non solo finanziare" la misura anche per il 2023, «ma anche aumentarla - assicura Giorgetti - per i redditi più bassi dei lavoratori». L’obiettivo indicato dal titolare del Tesoro è portare il taglio del cuneo a 3 punti, dagli attuali 2, che costano circa 3,5 miliardi (la spesa lieviterebbe così a circa 5 miliardi). Resta da capire come verrà ripartito il beneficio: il governo Draghi l’aveva destinato tutto ai lavoratori, questa volta la scelta politica sarebbe di dare una quota alle imprese, ma la quota non è ancora definita (Confindustria chiede due terzi ai lavoratori e un terzo alle imprese).

Sul fronte lavoro sale intanto il pressing di Forza Italia per un intervento che spinga le aziende ad assumere giovani, con zero tasse per i neo assunti under 34: «Produrrà oltre un milione di posti di lavoro», promette Silvio Berlusconi. I due terzi delle risorse della manovra andranno al caro-energia (tra le misure, crediti di imposta al 35% e sconto per benzina e diesel), ma il governo considera prioritario anche sostenere maggiormente famiglia e la natalità: vanno in questa direzione le ipotesi di riduzione o azzeramento dell’Iva su pane, pasta e latte e Iva ridotta al 5% sui prodotti per l'infanzia e assorbenti; ma anche quella di aumentare l’assegno unico per le famiglie con più di 4 figli o con gemelli. Il pacchetto di misure a favore della famiglia dovrebbe valere complessivamente un miliardo. Ma gli interventi non convincono i consumatori che bollano il taglio dell’Iva su pasta, pane e latte come un «finto risparmio» e calcolano un beneficio di soli 22 euro l’anno a famiglia.

Nel capitolo pensioni la strada sembra spianata verso «quota 103» (41 anni di contributi e 62 di età) come soluzione ponte per superare la Fornero, insieme alla proroga di Opzione donna e Ape sociale. Le risorse dovrebbero arrivare dalla stretta sul Reddito di cittadinanza: si punterebbe a risparmiare 1,5-1,8 miliardi togliendolo entro sei mesi agli «occupabili» e limitandolo a chi risiede in Italia. E se l’estensione della flat tax resterebbe limitata a partite Iva e autonomi (la soglia sale a 85 mila euro, mentre non è chiaro il destino dell’ipotesi di una tassa incrementale), la tanto promessa pace fiscale si ridimensiona: sembra ormai fuori dai giochi lo scudo per il rientro dei capitali all’estero, mentre per le cartelle si va verso lo stralcio di quelle fino a mille euro e la riduzione di sanzioni e interessi, con rateizzazione in 5 anni, per le altre.

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