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Graphic novel per ricordare Dalla Chiesa, la figlia: «Basta polemiche sulla fiction»

Al centro Simona Dalla Chiesa e la sorella Rita, figlie del generale Carlo Alberto

«Mio amore, mio grande amore, eccomi a te con un vuoto dentro e uno sconforto infinito. Oggi è uno di quei giorni in cui tutto mi sembra difficile e la tua lontananza punge più forte nel mio cuore». Ci sono anche brani tratti dalle tante lettere affettuose che scriveva alla moglie, Emmanuela Setti Carraro, morta con lui nel tragico eccidio del 3 settembre 1982 in via Carini a Palermo, nel grapich novel, «Le stelle di Dora», una biografia in stile fumettistico di Carlo Alberto Dalla Chiesa da cui emergono il rigore morale e lo spirito di sacrificio ma anche il profilo umano e affettivo dell’indimenticato generale vittima della mafia.

L’opera, firmata dagli autori Ciaj Rocchi e Matteo Demonte, promossa dallo Stato maggiore della difesa, si rivolge ai giovani per raccontare e consegnare loro «in eredità» una figura straordinaria e al tempo stesso fedelissima ai valori portanti dello Stato e della legalità ripercorrendone l’impegno fin da giovane nella Resistenza, poi negli anni di piombo con gli importanti risultati contro il terrorismo, infine a Palermo inviato nel 1982 come prefetto con il compito speciale di contrastare Cosa nostra per mano della quale, però, morì a soli pochi mesi dall’insediamento in città.

A due giorni dalle celebrazioni ufficiali che si terranno sabato proprio a Palermo nel quarantesimo dall’attentato, la presentazione di oggi alla Scuola ufficiali carabinieri del grapich novel ha offerto così un’anticipazione di una commemorazione che non vuole essere di rito. Dalla Chiesa, rimarca il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, «è un simbolo presente, vivo della nostra Repubblica che resiste nell’Arma ma anche nella coscienza collettiva del Paese e nei giovani». In riferimento alla sua vicenda, ha aggiunto, «è stata evocata la solitudine e se c’è una cosa che può uccidere davvero è far sentire una distanza, dobbiamo sempre far sentire la nostra vicinanza a chi lavora mettendo a rischio la propria vita testimoniando i valori di legalità e giustizia».

«Non fu lasciato solo dallo Stato», puntualizza però Giuseppe Cavo Dragone, Capo di stato maggiore della Difesa, secondo cui quella di Dalla Chiesa è «una eredità molto forte che dobbiamo raccogliere, onorare e trasmettere perché i giovani sono alla ricerca di punti di riferimento e modelli di vita da adottare e il generale ci ha dato un’idea veramente radicata e forte di come l’italiano deve essere».

«Mantenere vivo il ricordo, trasmettere la memoria, raccontare la vita di una figura straordinaria come quella di Dalla Chiesa - osserva da parte sua la ministra delle Politiche giovanili, Fabiana Dadone - non è solo un dovere è soprattutto una necessità. Un grande applauso accompagna la consegna simbolica delle prime cinque copie del grapich novel edito da Solferino alle figlie Rita e Simona Dalla Chiesa. E’ quest’ultima, parlando con l’ANSA, a voler chiudere ogni polemica dopo lo slittamento della messa in onda della fiction dedicata al padre decisa dalla Rai in seguito alla candidatura della sorella Rita. «Credo che l’anniversario di mio padre, questi quaranta anni dalla sua tragica uccisione - afferma - sia qualcosa che travalica qualunque altra considerazione, ricordarlo, farne memoria, riportare ancora in vita quelli che sono stati i suoi valori, i suoi messaggi non può essere minimamente oggetto di nessun tipo di strumentalizzazione», «come ha detto molto bene il ministro Guerini, in una storia repubblicana di luci e ombre mio padre è stato una luce».

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