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Così espulsioni e addii hanno dimezzato il Movimento Cinquestelle, altri pronti alla fuga

Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte

Da 331 a 165 parlamentari. In quattro anni di legislatura si è più che dimezzata la rappresentanza del M5s fra Camera e Senato, e la crisi di governo potrebbe portare a una nuova diaspora, dopo quelle segnate dal primo voto di fiducia al premier Mario Draghi e dalla scissione voluta da Luigi Di Maio, che ha portato con sé una sessantina di grillini creando Insieme per il futuro.
Neanche un mese più tardi, nel M5s con le spaccature sulla crisi di governo si profilano nuovi addii. Secondo alcune previsioni, alla Camera meditano di lasciare circa trenta deputati. In quel caso scenderebbe sotto quota 100 il gruppo, ora con 104 componenti, meno della metà dei 222 eletti alle politiche del 2018. Molto più compatto ora è il gruppo del Senato, passato però da 109 eletti a 61: gli ultimi a lasciare sono stati Francesco Berti e Cinzia Leone, passati in Ipf quando settimana scorsa il Movimento ha deciso di non votare la fiducia sul dl aiuti.
Il nuovo gruppo creato da Di Maio è diventato la principale destinazione degli ex grillini, assieme al Misto. I primi a finire in questo serbatoio sono stati quattro deputati espulsi dal M5s ancor prima di insediarsi, per violazioni alle regole interne sulle restituzioni volontarie. Poi è stato espulso il deputato-velista Andrea Mura, al centro delle polemiche per le sue numerose assenze. Nel 2019 la stessa sorte è toccata a Sara Cunial, diventata poi nota per le sue posizioni no-vax, e nello stesso anno altri tre colleghi hanno lasciato il M5s. Il percorso di governo con la Lega ha portato invece alle espulsioni per dissenso dei senatori Elena Fattori, Paola Nugnes e Gregorio De Falco, finiti nel Misto.
Il trend è aumentato nel 2020, fra espulsioni e cambi di gruppo, soprattutto verso il Misto ma anche verso Pd, Leu e Lega. In dissenso ha lasciato l’ex ministro Lorenzo Fioramonti a inizio anno, mentre a dicembre sono andati nel Misto quattro deputati, contrari alla riforma del Mes, tema su cui un anno prima avevano rotto tre senatori, passati alla Lega. La successiva grande diaspora è avvenuta in occasione del varo del governo Draghi, con l’espulsione dei 26 deputati che non hanno votato la fiducia: molti di loro hanno creato il gruppo di Alternativa.

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