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Armao deve versare all'Erario 625 mila euro, ma è battaglia legale

Il videpresidente della Regione Siciliana Gaetano Armao

Il vice presidente della Regione siciliana e assessore all’Economia, Gaetano Armao, dovrà versare all’Agenzia delle Entrate 625.161,96 euro. Lo stabilisce una sentenza, depositata tre giorni fa, della Commissione tributaria regionale (presidente e relatore Pino Zingale), che ha accolto l’appello dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando il pronunciamento della Commissione tributaria di Palermo e confermando così l’avviso di accertamento originariamente impugnato da Armao, che è stato condannato anche a pagare 5mila euro di spese legali.

La vicenda risale a dieci anni fa, riguarda prestazioni professionali che Armao, in qualità di avvocato, aveva effettuato con la «The Emperor Trust» di Stefano Ricucci: Armao avrebbe vantato un credito nei confronti della società di 480.843 euro, somma che avrebbe compensato, attraverso una scrittura privata, con l’acquisizione del 10% del capitale sociale della «Magiste International S.A» del valore di 2,2 milioni di euro, versando 1.764.520 euro. Una vicenda complessa finita davanti alla Commissione tributaria dopo un’accertamento da parte della Guardia di finanza. L’avviso dell’Agenzia delle entrate riguarda presunti mancati versamenti all’Erario: 178.801 di Irpef, 7.194 euro per addizionale regionale Irpef, 3.327 euro per addizionale comunale Irpef, 21.448 per Irap, 19.664 per maggiore contributo di solidarietà e 91.451,00 per Iva, oltre sanzioni ed interessi.

«Ho dato mandato ai miei legali, che hanno ritenuto infondate in diritto le argomentazioni della sentenza di annullamento della pronuncia di primo grado di pieno accoglimento del ricorso introduttivo, di proporre ricorso per Cassazione - dice Armao - Ho già presentato esposto alla Procura della Repubblica di Palermo (il 24 maggio) e all’Autorità garante della protezione dei dati personali nei confronti di tutti coloro che hanno avuto la materiale detenzione della sentenza sin dal momento della sottoscrizione (uffici della Commissione tributaria o dell’Agenzia) per l’avvenuta diffusione indiscriminata della stessa a mezzo whatsapp». Armao sottolinea di averla ricevuta proprio su whatsapp «da un avvocato di Catania, addirittura prima che i miei legali avessero accesso al fascicolo informatico, e quindi col solo obiettivo di creare discredito». «Specifica deduzione verrà adesso presentata al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria e, se del caso, al Consiglio di Presidenza della Giustizia contabile in ordine ai profili di obbligo di astensione e di sostanziale impraticabilità della ricusazione in considerazione dei procedimenti pendenti di fronte ai giudici contabili tra le parti, salvi ed impregiudicati restando ulteriori profili di incompatibilità che hanno influito sulla precomprensione del giudice», aggiunge Armao. L’assessore ricorda che Pino Zingale «è presidente ed ove non bastasse anche relatore, già Procuratore regionale della Corte dei conti ed attuale procuratore regionale della Corte dei conti presso la Regione Siciliana».

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