Ci saranno procedure semplificate per le comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro relative all’accordo individuale sullo smart working anche dopo la fine dello stato d’emergenza. Dal primo aprile termina la normativa sperimentale che durante l’emergenza Covid ha consentito alle imprese di ricorrere al lavoro agile attraverso una decisione unilaterale dell’azienda con un regime semplificato per gli invii delle comunicazioni e si tornerà alla procedura ordinaria della legge 81 del 2017, che prevede il ricorso all’accordo individuale con il lavoratore. Ma venendo incontro a una precisa richiesta avanzata dalle parti sociali nel protocollo con le linee guida sullo smart working firmato lo scorso 7 dicembre, il ministro del Lavoro Andrea Orlando è pronto a confermare il meccanismo semplificato di comunicazione dello smart working, facendo tesoro dell’esperienza che si è avuta nella gestione emergenziale del lavoro agile. E così i datori di lavoro potranno ricorrere agli invii massivi, invece di dover scansionare e trasmettere ciascun accordo individuale. «L’obiettivo condiviso è quello di semplificare la complessa procedura individuata dall’articolo 23 della legge 81 - spiega Pasqualino Albi, ordinario di diritto del Lavoro all’università di Pisa e consigliere del ministro Orlando, a Il Sole 24 Ore - considerando che il lavoro agile non rappresenta un nuovo contratto di lavoro, ma una modalità di esecuzione di un contratto già in essere. L’orientamento del ministero è di consentire, anche dopo il 31 marzo, una procedura di comunicazione semplificata, sul modello degli invii massivi consentiti durante lo stato d’emergenza. In pratica, si torna all’accordo individuale, ma semplificando le procedure, anche in caso di rientro dal lavoro agile al lavoro in presenza».
Quanto ai tempi dell’intervento, Albi sottolinea che «si sta valutando di utilizzare il primo veicolo normativo disponibile, per presentare un emendamento e modificare le procedure previste dall’articolo 23, dopodiché servirà un decreto ministeriale, l’obiettivo è intervenire entro il 31 marzo». Del resto, come rilevato dalla relazione del gruppo di studio “Lavoro agile”, istituito dal ministro Orlando, lo smart working ha coinvolto, durante la pandemia, una platea di lavoratori che si colloca fra i 5 e gli 8 milioni, pur con caratteristiche differenti, in funzione dei diversi settori produttivi, interessando sostanzialmente una quota tra il 28% e il 35% della forza lavoro, a fronte delle modeste percentuali rilevate alla vigilia del lockdown. Lo smart working si prevede continuerà ad avere un’ampia adesione, ma sarebbe assai complesso chiedere ai datori di perfezionare e inviare, dal 1° aprile, milioni di singoli accordi individuali per proseguire con il lavoro agile.
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