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La Consulta boccia il referendum sull'eutanasia: «Mancherebbe la tutela minima della vita»

Marco Cappato

Non si voterà in primavera sul referendum sull’eutanasia. La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito proposto dall’Associazione Coscioni e appoggiato da una serie di associazioni. Mentre è attesa per domani - 16 febbraio - la pronuncia sugli altri sette referendum: uno riguarda la depenalizzazione della cannabis - che vede tra promotori ancora l’Associazione Coscioni con +Europa, Radicale Italiani, Possibile, Potere al popolo e Prc e una lunga serie di associazioni - gli altri sono tutti sulla giustizia. Sono 6 e stavolta a raccogliere le firme sono stati i Radicali e la Lega, cui poi si sono uniti nove consigli regionali tutti di centro-destra.

Ci sono volute tre ore di camera di consiglio per arrivare alla decisione sull’eutanasia. La sentenza sarà depositata solo nei prossimi giorni. Ma intanto l’ufficio stampa della Corte ha anticipato le motivazioni. La Consulta ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, «a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili». Insomma se vincessero i sì le norme che resterebbero in piedi non assicurerebbero la tutela minima delle persone più deboli e più esposte.

Immediata le reazione di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Coscioni e divenuto un simbolo della battaglia per il suicidio assistito, per aver accompagnato in Svizzera il dj Fabo. «Questa per noi è una brutta notizia. È una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo. Una brutta notizia per la democrazia». Nessuna intenzione però di arrendersi: «sull’eutanasia proseguiremo con altri strumenti, abbiamo altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabio. Andremo avanti con disobbedienza civile, faremo ricorsi». Non nasconde la sua «tanta tristezza», soprattutto «pensando alle persone più vulnerabili le cui richieste resteranno inascoltate», Mina Welby. «Ero sicura - dice - che la Corte avrebbe deliberato a favore di questo referendum e sono rimasta molto delusa».

Anche sul fronte politico sono in tanti a rammaricarsi, per primo il leader della Lega Matteo Salvini: «sono dispiaciuto, la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia». Condivide l’amarezza il senatore del Pd, Andrea Marcucci, che invita il Parlamento a «trovare la forza morale di affrontare un tema delicato e fondamentale, per troppi anni colpevolmente rinviato». Sul punto non ha dubbi il leader del Pd Enrico Letta: «la bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum sull’ eutanasia legale deve ora spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa». Secondo Giuseppe Conte, leader M5S, c’è ora un «imperativo politico e morale di dare risposte. La grande partecipazione alla raccolta di firme lo impone al Parlamento». Paola Binetti dal canto suo si felicita. «È passata la nostra linea: sulla vita non si vota. Mi auguro adesso che la Camera agisca coerentemente con le decisioni prese dalla Corte».

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