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Draghi modifica il reddito di cittadinanza, scintille nel governo

Rischia di riaprirsi il vaso di pandora della manovra. E sembrano scaricarsi sulla legge di bilancio, a dieci giorni dalla sua approvazione, le tensioni crescenti nella maggioranza. Il casus belli è una riunione a Palazzo Chigi in cui il premier Mario Draghi, con i ministri M5s Stefano Patuanelli, Pd Andrea Orlando e Fi Renato Brunetta, concorda una modifica al Reddito di cittadinanza gradita al M5s ma non a tutto il centrodestra: il decalage scatterà dopo il rifiuto della prima offerta di lavoro (non in automatico, come si era ipotizzato). «Non è più il governo M5s-Pd», si rammarica la Lega, che lamenta di non essere stata convocata. E rialza la posta, dal Reddito a Quota 102 sulle pensioni. Tanto che nel giro di poche ore il governo ipotizza un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri del testo, ma poi Draghi, irritato per la piega che la discussione sta prendendo, decide di intervenire a stoppare l’ipotesi. Per non trasformare un giro di tavolo formale in un’occasione per uno scontro o, peggio, per rimettere in discussione misure chiave della manovra.
E’ in un clima molto teso, per l’avvicinarsi della partita del Quirinale, che si aprono due mesi decisivi per l’azione del governo Draghi. Le avvisaglie dal fronte parlamentare non sono buone: in una riunione dei capigruppo alla Camera anche la ’draghianà Italia viva, con Maria Elena Boschi, lamenta che la legge di bilancio, attesa il 20 ottobre, non sia ancora arrivata al Parlamento e rischi ancora una volta di limitare l’esame ’verò del testo, con relative modifiche, a un solo passaggio, quello in Senato. Le fibrillazioni rischiano di ripercuotersi anche sul Recovery plan: il ministro Daniele Franco da Bruxelles dice che il governo confida di «chiudere tutti» gli obiettivi previsti nel 2021, ma il Pd alla Camera chiede di intensificare il calendario dei lavori parlamentari, per riuscire a fare tutto quel che c’è da fare. Ci si mette anche la necessità di ratificare il Mes, che tanti guai causò ai governi Conte, entro gennaio. Mentre il governo tira un sospiro di sollievo dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che concede la proroga delle attuali concessioni fino al 2023 (non fino al 2033, come deciso dal governo Conte) e dunque indica una data di scadenza, ma lascia spazi più ampi per intervenire all’esecutivo, che ha per ora deciso solo di avviare una mappatura, nell’ambito della legge sulla concorrenza.
Il contesto è quello di un’economia dell’area euro in rallentamento nel quarto trimestre 2021 (“Ma chiuderemo sopra il 6,1%» di crescita del Pil, assicura Franco) e di dati dei contagi da Covid in risalita. Ma è soprattutto con una maggioranza sempre più fibrillante che Draghi deve fare i conti. Sempre più presente, nei calcoli dei partiti, è la partita del Colle e l’ipotesi che il successore di Mattarella sia lo stesso premier. Il rischio è che le fibrillazioni si scarichino sul passaggio parlamentare della manovra. Lo dimostrano le difficoltà di queste ore.
In mattinata Draghi convoca a Palazzo Chigi i ministri Orlando, Brunetta e Patuanelli per chiudere la questione che era rimasta aperta in Consiglio dei ministri: quando far scattare il decalage per i percettori del Reddito. L’ipotesi, gradita a centrodestra e Iv, era farlo partire in automatico dal sesto (o dal terzo mese). M5s ottiene che l’assegno inizi a calare dopo il rifiuto di un’offerta di lavoro congrua: se si rifiutano due offerte (oggi sono tre) si perde il diritto all’assegno. Inoltre nella riunione di Chigi si concorda di abbassare i requisiti di età per l’accesso al pensionamento anticipato con Opzione donna: nella versione della legge di bilancio arrivata in Cdm l’età era stata alzata a 60 anni, mentre viene riportata a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 per le autonome, com’è già adesso. Infine si decide di reinserire la possibilità di sconto in fattura e la cessione del credito per tutti i bonus edilizi, incluso il Superbonus.
Tutto a posto? No, perché Matteo Salvini, che in contemporanea riuniva la Lega proprio sulle modifiche alla manovra, non gradisce l’esclusione dei suoi ministri (Giorgetti era all’estero) dalla riunione. Annuncia una conferenza stampa mattina con il ‘pasdaran’ Alberto Bagnai per chiedere di tagliare fondi al Reddito e aumentare le pensioni di invalidità, nonché estendere la flat tax per gli autonomi fino a 100mila euro. Anche parte del M5s rilancia e chiede che si rimetta subito mano al Superbonus per togliere il tetto di 25mila euro di Isee per le villette. Parte quello che qualcuno, nel governo, definisce un tentativo prematuro di «assalto alla diligenza». E Draghi, che aveva aperto alla possibilità di un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri della manovra, blocca tutto. Il via libera già c’è stato, affermano da Palazzo Chigi a sera. Il Cdm, previsto per mercoledì, viene messo in stand by. Circola un’ipotesi di una cabina di regia per siglare un’intesa politica, ma è più probabile che il testo arrivi al Senato nelle prossime ore (è atteso entro venerdì). In Cdm potrebbero approdare delle norme per limitare gli abusi sul Superbonus, ma le tensioni in maggioranza sulla manovra per ora prendono il sopravvento. E anche il decreto legislativo sull’assegno unico, che era atteso in settimana, potrebbe slittare.

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