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Salvini si rafforza in Sicilia, Sammartino e altri verso la Lega: cosa cambia negli equilibri politici

Luca Sammartino

L’appuntamento è fissato per martedì. Matteo Salvini sbarcherà a Palermo, interrompendo la tradizionale settimana a Milano Marittima, per annunciare i primi colpi di una campagna acquisti con cui la Lega punta a scompaginare gli equilibri elettorali in Sicilia.

E il primo colpo di mercato è quello di Luca Sammartino. Il recordman di consensi alle ultime Regionali (oltre 32 mila preferenze) sta per lasciare i renziani per diventare la punta elettorale della Lega. Dna democristiano, Sammartino ha in corso un processo per corruzione elettorale, reato per cui è indagato anche in una seconda inchiesta sempre a Catania.

L’ingresso di Sammartino nella Lega sarebbe stato trattato però direttamente dai vertici romani: Salvini, Giorgetti e Calderoli. E questo ha irritato il leader siciliano Nino Minardo, considerato in questo momento l’uomo della Lega per correre a Palazzo d’Orleans. Minardo ha rappresentato ieri a Salvini le perplessità che un ingresso così pesante provoca in tutto l’assetto del partito. Ottenendo da Salvini che Sammartino debba fare anche un passaggio con i vertici siciliani prima di ufficializzare l’approdo nel Carroccio.

«Salvini e Minardo - ha reso noto la Lega - hanno fatto il punto sui possibili nuovi ingressi a livello nazionale, regionale e locale. Ogni decisione, hanno convenuto, sarà presa coinvolgendo diri- genti e territorio».

Le perplessità non riguardano solo l’area etnea perché l’allargamento della base elettorale della Lega potrebbe prevedere almeno altri tre ingressi. La rosa dei papabili coinvolge la palermitana Marianna Caronia, ex forzista che una breve parentesi nella Lega l’ha già avuta, il renziano siracusano Giovanni Cafeo, l’agrigentino ex Mpa Carmelo Pullara (anche lui sfiorato da alcune inchieste) e il messinese Giuseppe Picciolo.

Sarà Salvini a svelare quante di queste trattative saranno già andate in porto entro martedì o si completeranno nei prossimi mesi. Di sicuro l’operazione ha un impatto politico evidente, visto che ancora una volta la Lega allarga la sua base elettorale sfondando al centro. E contestualmente impoverendo l’area renziana e dei partiti di ex Dc.

È una manovra che, secondo i boatos, non piace a Nello Musumeci. Soprattutto perché il presidente si ritroverà così in coalizione un nemico storico, Sammartino, al quale, in un momento d’ira all’Ars, augurò di finire sotto processo.

Ma la campagna acquisti agita Palazzo d’Orleans soprattutto perché rende evidente la manovra leghista di rafforzamento in vista delle Regionali dell’anno prossimo. E il rafforzamento al momento non è necessariamente legato al sostegno del Carroccio a Musumeci. Minardo non a caso glissa sull’argomento: «La Lega ha in corso delle interlocuzioni con vari esponenti politici. Ma al di là delle indiscrezioni giornalistiche sono passaggi che vanno concordati col gruppo dirigente siciliano. Siamo al lavoro su più fronti e aperti a tutti coloro che vogliono lavorare seriamente. L’obiettivo è fare della Lega il primo partito anche in Sicilia. Questa è la premessa per raggiungere poi ogni altro tra- guardo nell’Isola».

L’ipotesi di un centrodestra a trazione leghista è l’opposto della proposta di replicare in Sicilia il modello Draghi, che a Roma vede insieme centrosinistra, grillini, Forza Italia e lo stesso Carroccio. Uno scenario a cui ormai apertamente guardano alcuni big di Forza Italia, dei grillini e il Pd.

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