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Siciliacque, le associazioni dei Comuni pronte all’azione legale

Fuoco incrociato sulla partecipata dopo la sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa che ha dichiarato illegittime le tariffe applicate

L’Amap di Palermo ha deciso di trattenere le somme extra versate a Siciliacque per pagare le scorte idriche dal 2016. Le Ati, le associazioni di Comuni che curano la distribuzione a livello provinciale, sono pronte a un’azione legale contro la partecipata regionale. E le associazioni dei consumatori hanno attivato i propri avvocati per aiutare gli utenti a chiedere i rimborsi delle bollette pagate a tariffe definite da una sentenza illegittime. È uno tsunami che si sta abbattendo sulla partecipata (per il 25% dalla Regione e per il 75% dalla multinazionale francese Veolia), erede dal 2004 del ruolo dell’Eas. Al punto che Siciliacque ha già fissato per il 4 agosto un consiglio di amministrazione in cui affrontare le conseguenze della sentenza del Cga. L’8 luglio il Consiglio di Giustizia amministrativa ha dichiarato illegittime le tariffe decise e applicate da Regione e Siciliacque dal 2016 perché non poteva essere un ente regionale a decidere il costo dell’acqua ma questo andava determinato dalle Ati in ogni provincia.

Le maxi tariffe in Sicilia

«La sentenza chiarisce che la tariffa applicata in Sicilia - osserva Alfio La Rosa, presidente di Federconsumatori - è risultata troppo elevata». In Sicilia il prezzo dell’acqua è di 0,696 euro al metro cubo, il doppio di quanto si paga in altre regioni. Si tratta del costo alla fonte, pagato a Siciliacque soprattutto dalle società che poi rivendono ai singoli cittadini. Ciò ha portato a una giungla di costi: Federconsumatori ha messo in evidenza che una famiglia di 3 persone per un consumo medio di 150 metri cubi paga 360 euro ad Agrigento, 444 a Caltanissetta, 178 a Catania, 561 a Enna, 231 a Messina, 317 a Palermo, 350 a Ragusa, 234 a Siracusa e 264 a Trapani.

Le azioni legali

Il punto è che ad agire contro Siciliacque non possono essere autonomamente gli utenti. O almeno non ovunque. Ciò, spiega La Rosa, può avvenire solo dove Siciliacque serve direttamente le case senza passare da società intermediarie (come è l’Amap). E proprio per aiutare questi utenti Federconsumatori si sta muovendo: «Una class action non è possibile - spiega La Rosa - ma i nostri avvocati stanno studiando la sentenza del Cga per predisporre le eventuali azioni legali e ottenere i rimborsi delle somme extra».

Le mosse dei sindaci

Le associazioni dei consumatori stanno però pressando le Ati perché si rivalgano su Siciliacque in modo da ottenere rimborsi e/o tagli delle future bollette che permettano un alleggerimento dei costi per gli utenti. L’Ati di Agrigento, guidata dal sindaco di Sciacca Francesca Valenti, si sta già muovendo: «I nostri legali stanno studiando se applicare un meccanismo di compensazione sui costi delle future scorte idriche o se chiedere il rimborso a Siciliacque di quanto già pagato in più dal 2016 a oggi». Amap invece ha già deciso di optare per una compensazione: «Noi - spiega l’amministratore Alessandro Di Martino - stiamo calcolando quanto abbiamo versato in più a Siciliacque e lo tratterremo dalle prossime forniture». Lo stesso sarebbero pronte a fare le altre Ati. In questa seconda opzione al cittadino non toccherà alcun rimborso perché sia l’Amap che le altre società che hanno acquistato da Siciliacque hanno poi rivenduto a prezzi diversi e quasi sempre più bassi.

La strategia di Siciliacque

È una partita che vale decine di milioni per Siciliacque. Ieri la partecipata ha letto in modo diverso la condanna dei magistrati amministrativi: «La sentenza del Cga riguarda unicamente l'identificazione del soggetto competente a determinare la tariffa. Non entra infatti nel merito della congruità, ossia del calcolo». Secondo Siciliacque «la tariffa dell’acqua all’ingrosso è sempre stata elaborata in base agli algoritmi e al sistema di calcolo reso disponibile dall'Autorità per la Regolazione di Energia, Reti e Ambiente». La società scommette sul fatto che quando verrà individuata la nuova tariffa, questa non si discosterà molto dalla attuale. E tuttavia Siciliacque fa sapere di «aver già comunicato ai gestori d'ambito e alle Ati che, se la tariffa approvata dal nuovo soggetto dovesse essere diversa dalla vecchia, si genereranno dei conguagli positivi o negativi da inserire nelle tariffe dei prossimi anni. Non ci sono i presupposti per eventuali ricorsi non essendoci ancora una tariffa di riferimento. E comunque scatterebbe sempre il meccanismo dei conguagli».

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