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Via la mascherina all'aperto dal 15 luglio: l'idea del governo. Nuovo scontro sullo stato d'emergenza

L'estate inizia con un'Italia bianca. Alle porte di lunedì 21 giugno, quando tutto il Paese, tranne la Valle d'Aosta, passerà alla zona senza restrizioni né coprifuoco, a tenere banco c'è la questione mascherine. Nel governo molti pensano che da metà luglio potrebbe cadere l'obbligo di tenere la mascherina all'aperto. In particolare, secondo più parti della maggioranza, Draghi, sulla scia di altri Paesi europei (vedi oggi la Francia), cancellerà dal 15 luglio una delle regole base contro la diffusione dei contagi da coronavirus.

«Tempo fa ho detto che la mascherina all’aperto avremo potuto metterla nel taschino quando saremo arrivati a metà della popolazione vaccinata, ora ci siamo. Dai primi di luglio sarebbe opportuno far cadere l’obbligo», ha affermato questa mattina il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, intervenuto ai microfoni della trasmissione «L'Italia s'è desta», su Radio Cusano Campus. Un'idea che non aveva disdegnato neanche il ministro della Salute Roberto Speranza, che nei giorni scorsi l'ha definito un segnale forte e simbolico di ritorno alla normalità.

Sulla stessa posizione il leader della Lega Matteo Salvini: «No all’obbligo di mascherine all’aperto. Ne parlerò con Draghi - ha detto il leader leghista a RadioAnch’io - Se tutta Europa sta andando in questa direzione dobbiamo considerare anche noi questa opportunità».

Oltre al tema mascherine all'aperto, il governo è anche alle prese con il nodo principale: l’eventuale proroga dello Stato di Emergenza, in scadenza il prossimo 31 luglio. Il tema divide le forze politiche anche all’interno dell’Esecutivo, con la Lega che spinge per non rinnovare il provvedimento.

Da Palazzo Chigi sarebbero arrivati segnali che propendono per la proroga, in quanto allo Stato di Emergenza sono legati la tenuta di tutta la struttura di missione del Commissario per l’Emergenza, Francesco Figliuolo, il Comitato Tecnico Scientifico, ma anche provvedimenti che riguardano lo smart working, la dad e alcune disposizioni lavorative nel caso di classi scolastiche in quarantena. Considerata la mutata situazione epidemiologica, la proroga non avrebbe comunque lo stesso significato di quelle precedenti: si tratterebbe soprattutto di una modalità per continuare a velocizzare alcune procedure. Anche se tecnicamente il rinnovo è possibile fino al 31 gennaio 2022, una delle ipotesi sarebbe quella di far terminare il provvedimento il 31 dicembre: una data che avrebbe anche il valore simbolico di lasciare la pandemia alle spalle con la fine dell’anno. «Non abbiamo ancora parlato con Draghi, ma a mio avviso non ci sono i presupposti per trascinare lo stato di emergenza. Credo sarebbe un bel messaggio, come dire il peggio è passato», sottolinea però il leader del Carroccio, Matteo Salvini, al forum Ansa. E Fratelli D’Italia, con Giorgia Meloni, rincara la dose: «se confermata, sarebbe un’ipotesi folle».

Il Pd, invece, è del parere opposto: «è da ipocriti pensare di cancellarlo proprio in questa fase - afferma Francesco Boccia, deputato dem e responsabile Enti locali della segreteria nazionale - . Serve per le procedure amministrative delle Regioni e dello stesso Commissario all’emergenza». Il ministro Gelmini - di Forza Italia - resta invece cauta ma avverte: «la valutazione sulla proroga dello Stato di Emergenza la farà il Governo con il supporto dei tecnici e del Cts: non si deve abusare della proroga perché sono poteri speciali utilizzati solo dove strettamente necessario, ma la variante Delta non deve essere sottovalutata. Errore che il Governo non farà».

Resta in linea con Palazzo Chigi il ministro della Salute, Roberto Speranza, per il quale la fine della procedura speciale sarebbe un bel segnale, ma va comunque valutata anche alla luce delle esigenze di carattere burocratico. E sulla quasi totalità del Paese che sia avvia a lasciare l’area gialla spiega: «ho insistito affinché fosse un percorso graduale, ma con tutta probabilità da venerdì avremo il 99% del Paese in zona bianca, quindi siamo oggettivamente in una fase diversa. Ma serve ancora grandissima attenzione e lavoro costante da tutti i punti di vista per essere attrezzati e organizzati in una fase che è ancora di battaglia aperta».

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