Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Governo, Draghi in Parlamento verso il record di consensi: ecco chi voterà no

Mario Draghi

Il governo Draghi alla prova del Parlamento. E potrebbe essere l'esecutivo della Repubblica con la più ampia base parlamentare, tanto da poter superare al momento della fiducia il governo Monti che ottenne 556 sì alla Camera e 281 al Senato. Tale possibilità potrebbe verificarsi anche in caso di un certo numero di dissidenti di M5s.

A Montecitorio dei 629 deputati (Carlo Padoan deve essere ancora sostituito) voteranno sicuramente contro Draghi i 33 di Fdi, Nicola Fratoianni di Si, e Sara Cunial, ex M5s. Inoltre circa 10 deputati di M5s sono orientati al "No" alla fiducia.
Questa potrebbe potenzialmente raggiungere quindi i 584 sì. A Palazzo Madama il plenum, compresi i senatori a vita, è di 321 seggi: ad essi vanno sottratti i 17 no di Fdi, e quelli di Fattori e Nunes (ex M5s ora in Leu). Non potrà esserci Pierferdinando Casini,in convalescenza per il Covid. Negli ultimi voti di fiducia i senatori a vita Napolitano, Piano e Rubbia non hanno partecipato, mentre Monti,Cattaneo e Segre si sono presentati in Aula anche per l'ultima fiducia a Conte.

Il pallottoliere si ferma quindi (a seconda di ciò che faranno i senatori a vita) a 295-298 sì, che però potrebbe scendere sotto "quota Monti", cioè 281, se i vertici di M5s non convinceranno almeno una congrua parte dei circa 40 senatori "a disagio".

Un altro governo con grandi numeri parlamentari è stato quello succeduto proprio a Monti e presieduta da Enrico Letta, definito di larghe intese, dato che a votare la fiducia furono Pd, Pdl, Scelta Civica e altri partiti minori, mentre contrari erano M5s, Lega e Sel. Al momento della fiducia Letta ottenne alla Camera, il 29 aprile 2013, 453 voti favorevoli, 153 contrari e 17 astenuti, mentre al Senato, il 30 aprile, i sì furono 233 voti, i no 59 contrari e gli astenuti 18.

Nella storia della Repubblica, oltre a quello di Monti e di Draghi, si annoverano anche i governi Ciampi e Dini tra quelli "del Presidente" che nascono cioè per una iniziativa del Quirinale a fronte dell'impasse del Parlamento. Entrambi, Ciampi nel 1993, e Dini nel 1995, non ebbero i numeri di Monti e Draghi, avvalendosi semmai dell'astensione di una parte dell'aula (Pds e Verdi per Cimpi; Pdl per Dini).

Andando indietro nella storia, maggioranze larghissime si registrarono nel primo governo dopo il Referendum de 2 giugno 1946 che instauro la Repubblica. Il De Gasperi II era sostenuto da Dc, Psiup (poi Psi), Pci, Pri, Partito d'Azione, e da alti partiti minori, mentre il principale partito di opposizione era L'Uomo qualunque, affiancato da monarchici e da altri piccoli partiti. I sì, il 25 luglio 1946 dopo dieci giorni di sedute, furono 389, i no 53, gli astenuti 7, sui 449 votanti (ma la maggioranza nel plenum dell'Aula poteva contare su 503 voti su 556).

Il successivo governo De Gasperi III, dopo la scissione socialista di Palazzo Barberini, perse l'appoggio del Psdi e dei Repubblicani, e la maggioranza dunque si ridusse: il 25 febbraio 1947 i sì alla fiducia, su 400 votanti, furono 292, i no 107, e un astenuto (Vittorio Emanuele Orlando).

Occorrerà attendere il 1978 e l'attacco terroristico delle Br per avere un governo di solidarietà nazionale, formula teorizzata da Enrico Berlinguer in alcuni articoli su Rinascita. Il governo Andreotti IV era sostenuto da Dc, Pci, Psi, Psdi, Pri e Pli, Anche nella Dc non tutti erano d'accordo, ma in un discorso ai gruppi parlamentari, il 28 febbraio 1978, Aldo Moro convinse tutti a votare la fiducia. Questa viene votata il 16 marzo, il giorno del suo rapimento a via Fani: alla Camera i sì furono 545, i no 30, gli astenuti 7 mentre al Senato i favorevoli furono 267 e i contrari 5.

IL PROGRAMMA

A partire dalle ore 10 comunicazioni del Presidente del Consiglio Draghi sulle linee programmatiche del Governo.
Dopo le comunicazioni, la seduta verrà sospesa per consentire al presidente del Consiglio di recarsi alla Camera per il deposito delle linee programmatiche previsto alle ore 11.30.
La giornata sarà così articolata: - 12.30-15.30 discussione generale (3 ore); - 15.30-16.30 sanificazione; - 16.30-19 seguito e conclusione della discussione generale; - 19-20 sanificazione; - 20-22 replica del Presidente del Consiglio e dichiarazioni di voto; - 22 inizio chiama voto di fiducia. La seduta sarà trasmessa integralmente in diretta televisiva Rai.

Tag:

Persone:

Caricamento commenti

Commenta la notizia