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La Regione conferma: domenica e festivi senza consegne a casa. Si riaccende la polemica

La Regione conferma la linea dura: niente consegne a domicilio di domenica o nei festivi. Una circolare della Protezione civile regionale, firmata ieri sera dal dirigente Calogero Foti, ribadisce le misure prese da Palazzo d'Orleans per Pasqua e Pasquetta per contenere il contagio da Covid-19.

Un provvedimento che però nei giorni scorsi ha provocato la protesta delle associazioni di categoria e contro il quale si è schierato anche il presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè.

Proprio il cibo d'asporto, come emerso da una indagine della Cgia di Mestre, sta consentendo a 4.499 aziende della Sicilia di ridurre le perdite di fatturato. Per numero di imprese che fanno questo tipo di servizio la Sicilia è terza in Italia, dopo Lombardia ed Emilia Romagna.

"Resta confermata la chiusura domenicale e nei giorni festivi di tutti gli esercizi commerciali attualmente autorizzati, fatta eccezione per le farmacie di turno e le edicole compresi i servizi di consegna a domicilio, consentiti solo per i farmaci, i prodotti editoriali e i combustibili per uso domestico e per riscaldamento", si legge nella circolare..
"I sindaci, sulla base di esigenze riscontrate localmente - si specifica - possono regolamentare in senso restrittivo l'orario di esercizio delle attività commerciali nelle giornate consentite".

E intanto si riaccende la polemica. Questa volta a intervenire è il movimento Cinquestelle: "Si tratta di un divieto incomprensibile che penalizza l'intero comparto che sta cercando di resistere alla attuale crisi economica determinata dalla pandemia", commenta la deputata regionale del M5s, Jose Marano. "E' davvero incomprensibile la ratio del provvedimento del governo regionale - dice -. Un provvedimento che, vietando la domenica per le consegne di cibo a domicilio, penalizza bar, pasticcerie, pizzerie e paninerie che cercano di lavorare e che hanno compiuto tanti sforzi per adeguarsi e restare sul mercato. Perché il resto della settimana è consentito e soltanto la domenica no? - conclude - Non si capisce la ratio e invitiamo il presidente a rivedere la sua scelta: non possiamo mortificare un intero settore che con fatica si è adeguato a stretto giro".

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