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Emorragia M5s, chi ha lasciato il movimento: maggioranza in bilico al Senato

La crisi del Movimento Cinque Stelle in questa legislatura ha un numero ben preciso: diciannove parlamentari in meno in quasi due anni. Tra addii volontari ed espulsioni decise dai probiviri, sono tanti i pezzi che si sono persi per strada dall'inizio della legislatura (al via il 23 marzo 2018, dopo il lungo travaglio delle consultazioni e la nascita del governo gialloverde).

In tutto, 10 senatori e 9 deputati che pesano sulla tenuta della maggioranza, in particolare a Palazzo Madama dove i margini sono sempre stati più stretti e che ora quindi avrà 10 voti in bilico, di sicuro tre in meno. Insomma, cifre non proprio lisinghieri. Sono quelli dei tre senatori passati agli scranni del nemico storico, la Lega, ossia Francesco Urraro, Stefano Lucidi e Ugo Grassi. A darne l'annuncio ufficiale, a dicembre, è stato Matteo Salvini in persona.

E la novità dovrebbe garantirgli un voto sicuro, contro l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti sul caso dei migranti della nave Gregoretti, visto che Urraro fa parte della Giunta delle immunità parlamentari che il 20 gennaio dovrà decidere la sorte del 'capitano'. A Palazzo Madama altri 6 ex M5s sono passati al gruppo Misto (tra loro Gregorio De Falco, Paola Nugnes ed Elena Fattori, 'rei' di essersi opposti al primo decreto sicurezza).

Poi c'è Gianluigi Paragone, protagonista dell'espulsione stra-annunciata di inizio anno. Ma il senatore, che ha votato contro l'ultima manovra finanziaria segnando così la sua 'fine', è l'unico dei 19 che non ha ancora deciso dove migrerà. All'ormai lunga lista degli 'ex' si sono ora aggiunti il deputato tarantino Nunzio Angiola e il materano Gianluca Rospi. Per entrambi è stato un divorzio volontario per fine sintonia.

"I vertici del Movimento hanno preferito trincerarsi in una chiusura pregiudiziale nelle proprie granitiche convinzioni", spiega Angiola annunciando la sua decisione. Dura l'accusa anche di Rospi: "Lascio il M5S e passo al gruppo Misto perché non è più tollerabile una gestione verticistica e oligarchica". A Montecitorio gli altri 7 fuoriusciti risalgono all'anno precedente e per molti è stata decisiva la querelle su Rimborsopoli. E' stato così per Silvia Benedetti, espulsa per non aver restituito metà dello stipendio da parlamentare, come previsto dal regolamento pentastellato. Idem per Andrea Cecconi 'inchiodato' da un'inchiesta de Le Iene perché avrebbe falsificato i versamenti dei rimborsi. Storie diverse per Catello Vitiello, cacciato dal Movimento per l'adesione alla Massoneria e per Andrea Mura, il velista cagliaritano 'accusato' di assenteismo (il suo tasso di assenze in Aula ha toccato il 96%).

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