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Boccata d'ossigeno per la Sicilia, nella manovra 80 milioni all'anno

La manovra verso il primo ok in Senato

"La Sicilia con la nuova legge di Bilancio si vedrà trasferire 80 milioni di euro all'anno come compensazione dell'ingente contributo alla finanza pubblica.
E' stato svolto un gran lavoro e adesso la Sicilia non sarà né discriminata, né lasciata indietro rispetto alle altre regioni italiane". Lo afferma in una nota il senatore Vincenzo Santangelo (M5s) secondo il quale "si tratta di ristabilire l'equità per noi siciliani. Portiamo a compimento un complesso cammino del provvedimento che prevede ora la compartecipazione statale al prelievo forzoso, iniziato lo scorso anno".

"Sono molto contento - aggiunge - perché in questo modo riduciamo l'odioso prelievo forzoso che, negli anni, ha concorso ad ingigantire la crisi delle ex Provincie Regionali siciliane. Già nell'accordo Stato-Regione del dicembre del 2018 era stata prevista una riduzione del contributo alla finanza pubblica da parte della Regione siciliana e il trasferimento di 540 milioni di euro per strade e scuole, da erogare fino al 2025".

Per il senatore del M5s "è stato frutto di un lavoro sinergico di noi parlamentari siciliani e del sottosegretario al Mef Alessio Villarosa, già dall'insediamento del primo governo Conte. Sicuramente questo contributo - conclude Santangelo - è una grossa boccata d'ossigeno, che servirà a risollevare le sorti della nostra Sicilia".

Intanto, la manovra è al rush finale. Il governo ha annunciato che porrà la fiducia sulla manovra in votazione al Senato. Lo ha comunicato all'Aula il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, annunciando un maxiemendamento che include le modifiche al provvedimento approvate dalla commissione Bilancio del Senato.

La presidente del Senato Elisabetta Casellati ha comunicato all'Aula il giudizio di inammissiblità delle norme che riguardano la cannabis light, la tobin tax (che introduceva un'aliquota dello 0,04% su alcuni tipi di transazione finanziarie online) e lo slittamento da luglio 2020 al primo gennaio 2022 della fine del mercato tutelato per l'energia.

Ma a tre giorni dall'approvazione in commissione Bilancio a Palazzo Madama del testo continuano a rincorrersi le voci di un "buco" che secondo le opposizioni sarebbe di circa "700 milioni" e anche di conseguenti slittamenti dell'esame. Conti che non corrisponderebbero alla realtà secondo la maggioranza.

Ora la parola passa dunque alla presidenza di Palazzo Madama che deve pronunciarsi sulle ammissibilità delle decine di norme approvate nel corso dell'iter parlamentare.

Le norme da passare al vaglio sono comunque numerose: secondo una bozza del maxiemendamento, messi uno in fila all'altro, i commi della manovra sfiorano quasi i mille. E lo spettro degli interventi è davvero ampio: si va da decine di micronorme, che riguardano realtà locali, alla plastic e sugar tax passando per la tassa sulla fortuna; dai ritocchi alle accise sui carburanti alle misure legate alla riscossione degli enti locali.

Qualsiasi decisione prendano alla fine i senatori, alla Camera non resterà che convalidare le scelte dell'altro ramo del Parlamento: i tempi ormai sono troppo stretti per riaprire il dossier senza voler mettere a rischio i conti pubblici con l'esercizio provvisorio. Una scelta che è costata una lunga mediazione all'interno delle forze politiche e che si annuncia oggetto di nuove polemiche con le minoranze. La Lega ha già annunciato di voler ricorrere alla Consulta, così come fece lo scorso anno: la strada imboccata da maggioranza e governo - è l'accusa - ha esautorato totalmente una Camera dei propri poteri.

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