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Manovra nel caos: scontro nella maggioranza su quota 100, Iva e tasse

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (D) con il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri

È scontro al governo sulla manovra. A un passo dal traguardo, tutto potrebbe saltare. Pd e M5s, con Iv pronta a metterci il carico, fa tornare in bilico la «quasi» sulla legge di bilancio raggiunta domenica notte in un lungo vertice. Al centro delle tensioni ci sono il taglio del cuneo fiscale ai lavoratori e l’ipotesi di rimettere mano a quota 100 e sullo sfondo restano tanti nodi, dal carcere agli evasori fino alle «micro tasse» denunciate da Matteo Renzi.

Il ministro Roberto Gualtieri ha aumentato fino a 3 miliardi le risorse per alleggerire le buste paga. Ma il risultato non soddisfa Luigi Di Maio (e Renzi concorda). Il M5s chiede quindi di cambiare la misura: taglio delle tasse anche alle imprese per inserire il salario minimo in manovra. Ma dal Pd arriva il no di Dario Franceschini. Il Consiglio dei ministri è costretto dunque a slittare di 24 ore, viene convocato e poi sconvocato un vertice.

Quando alle due di domenica notte ministri e sottosegretari lasciano Palazzo Chigi sembra quasi fatta: tre miliardi di taglio del cuneo fiscale, lo stop ai superticket da luglio del 2020 e un fondo per la famiglia da due miliardi (500 milioni di nuove risorse) sarebbero i pezzi forti di una manovra che impiega la gran parte dei fondi per bloccare l’aumento dell’Iva. I renziani riferiscono che l’ipotesi di rimodulazione di alcune aliquote sarebbe stata, fino a domenica pomeriggio, sul tavolo del ministero dell’Economia.

Ma il premier, da Avellino, spiega: "Abbiamo trovato le risorse perché l’Iva non sia rimodulata e che ci permetteranno di dare un segno della direzione di marcia». Tra le risorse resta però l’ipotesi di un mini slittamento delle finestre per andare in pensione con quota 100: Renzi dice che per lui la misura andrebbe abolita, il Pd è per un rinvio delle uscite, il M5s alza un muro.

Tra le coperture, sostengono da Italia Viva, in mattinata spunta anche la cancellazione degli 80 euro, con la trasformazione in detrazione: è Luigi Marattin a dire "no" a nome dell’ex premier. I renziani accusano gli alleati di volere inserire la sugar tax e una tassa sui diesel, i pentastellati denunciano a loro volta un blitz per tassare le Sim card dei telefonini. Tutte ipotesi però che ad ora sembrano tramontate.

Ma intanto passano le ore, cresce il caos. L’insofferenza pentastellata inizia a filtrare mentre Gualtieri riceve i segretari di Cgil, Cisl e Uil al ministero dell’Economia: illustra il piano da 6 miliardi di taglio alle tasse sul lavoro dal 2021 (3 miliardi nel 2020) e apre a uno sblocco, seppur minimo, dell’indicizzazione delle pensioni (rivalutazione piena da 1500 a 2000 euro).

Ma al M5s non va giù che in legge di bilancio manchi il salario minimo da 9 euro. "Vogliono fare una marchetta alla Cgil - dice una fonte pentastellata - e dare 40 euro in più per poi tassare le imprese di tre miliardi. Ma devono ricordare che i numeri in Parlamento sono i nostri». Da Italia Viva si ascolta lo stesso refrain: "C'è un’impostazione 'comunista' per cui fai tutte micro misure ma avremmo dovuto mettere 3 miliardi tutti sulla famiglia". Franceschini riunisce i ministri Dem: «Per noi è irrinunciabile l'aumento degli stipendi grazie alla riduzione delle tasse».

Lo scontro tra M5s e Pd è anche sul carcere agli evasori. Di Maio lo dice da Lussemburgo: vuole che nel decreto fiscale ci sia un inasprimento delle pene per gli evasori e anche la confisca dei beni sul modello di quelli mafiosi. Ma i dubbi sono numerosi negli altri partiti di maggioranza: per ora il M5s respinge la mediazione di Zingaretti che mirava ad affrontare la questione evasori in un ddl collegato. Si combatte norma su norma. I renziani si oppongono a un obbligo di doppio conto corrente per le partite Iva nel dl fiscale. Il M5s dice no a un intervento retroattivo sulle detrazioni, ma dal Pd ribattono che ogni misura sarà per il futuro. Sembra mettere d’accordo tutti l'istituzione di un fondo per la famiglia, viatico all’assegno unico per i figli. Ma su come realizzare poi l’assegno già si litiga e ci si contende la paternità della misura. E’ tarda sera quando i rappresentanti dei partiti arrivano a Palazzo Chigi per un vertice che era stato ipotizzato a ridosso del Consiglio dei ministri, quando apprendono della sconvocazione.

Un vertice potrebbe esserci in mattinata o più probabilmente nella sera di martedì, dopo il ritorno di Conte dall’Albania. E non si esclude che alla fine il governo approvi solo il documento programmatico di bilancio, che va inviato a Bruxelles entro la mezzanotte del 15 ottobre. L’unica certezza è che la «compattezza» della maggioranza di cui Conte aveva parlato da Avellino appare distante.

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