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Decreto Sicurezza bis, Mattarella firma ma rileva criticità: "Sanzioni irragionevoli"

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il discorso dell'1 maggio

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge di conversione del decreto legge 14 giugno 2019, n. 53 recante «Disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica», il cosiddetto Decreto Sicurezza-bis ed ha contestualmente inviato una lettera ai Presidenti del Senato della Repubblica, Maria Elisabetti Alberti Casellati, della Camera dei Deputati, Roberto Fico, e al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte.

«Va anche ricordato che, come correttamente indicato all’articolo 1 del decreto convertito, la limitazione o il divieto di ingresso può essere disposto 'nel rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia', così come ai sensi dell’art. 2 'il comandante della nave è tenuto ad osservare la normativa internazionale'. Nell’ambito di questa la Convenzione di Montego Bay, richiamata dallo stesso articolo 1 del decreto, prescrive che 'ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batta la sua bandiera, nella misura in cui gli sia possibile adempiere senza mettere a repentaglio la nave, l’equipaggio e i passeggeri, presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizioni di pericolo'», scrive il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella lettera che accompagna la promulgazione del dl Sicurezza bis.

Il Dl sicurezza bis non offusca il diritto internazionale e il codice di navigazione. Nella lettera con cui il presidente della Repubblica, promulgando la legge sicurezza bis con la sua firma, invia ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio le sue «rilevanti perplessità».

La prima rilevante perplessità riguarda il richiamo alle convenzioni internazionali e al codice della navigazione. Sergio Mattarella rimarca cioè il fatto che, anche in presenza di questo decreto, l’obbligo dei naviganti di salvare i naufraghi rimane. La prima osservazione contenuta nella lettera dunque si riferisce alla ammenda amministrativa che nel testo del dl divenuto legge arriva fino a 1 milione di euro. Oltre a ciò il Presidente ricorda una recente sentenza della Corte costituzionale che dice che una pena così alta -peraltro non prevista dal testo iniziale del Viminale ma aumentata per emendamenti parlamentari - è paragonabile (sempre per la recente sentenza della Corte) a una sanzione penale.

Per quel che riguarda la parte della legge più specificamente riguardante la sicurezza, nella lettera si fa presente che l’oltraggio a pubblico ufficiale vale per tutte le categorie indicate nella nota, che vanno dalle Forze dell’ordine ai direttori di un ufficio postale. L’applicazione della legge sic et simpliciter dunque potrebbe far condannare a un minimo di sei mesi per oltraggio anche un cittadino che si rivolge a male parole a un direttore di ufficio postale. In questo caso al giudice viene impedito dalla legge di accertare la cosiddetta lieve entità che porta al non luogo a procedere. Si fa inoltre presente l’incongruenza di aver non compreso i magistrati nei soggetti destinatari dell’oltraggio.

Infine, ma espressa a inizio lettera, c'è una considerazione iniziale che spiega che il Capo dello Stato non è entrato nel merito del provvedimento, che è nella responsabilità politica dei proponenti ("valutazioni di merito delle norme non competono al Presidente della Repubblica"), ma ha soltanto ha indicato le parti che a suo giudizio hanno bisogno di essere riformate con un nuovo provvedimento del governo o del Parlamento.

La seconda «rilevante perplessità» si riferisce al fatto che non è specificata una gradazione dell’ammenda. Per cui, per ipotesi, il prefetto (cioè l’autorità amministrativa preposta a combinare la sanzione) potrebbe comminare l’ammenda massima (un milione di euro) anche a una singola persona che con la sua barca a vela entra in un porto senza autorizzazione dopo aver salvato un solo naufrago. Nella lettera il presidente della Repubblica chiede pertanto di correggere la legge inserendo criteri oggettivi di gradazione della multa. La lettera infatti si conclude spiegando che il Presidente rimette «alla valutazione del Parlamento e del Governo l’individuazione dei modi e dei tempi di un intervento normativo sulla disciplina in questione». (AGI)

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