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Milleproroghe, la fiducia slitta a domani. Le opposizioni preparano l'ostruzionismo

Il primo importante esame d'Aula per il governo slitta a domani, giorno in cui è attesa la richiesta della fiducia. La Conferenza dei capigruppo della Camera ha deciso di annullare il question time in programma alle 15 di oggi dopo l'apposizione della fiducia al decreto Milleproroghe. All'appuntamento sarebbe dovuto intervenire il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Così come ha deciso la Conferenza dei capigruppo, inizierà dunque domani, alle 12,40, nell'aula della Camera la chiama dei deputati per la fiducia posta sul decreto Milleproroghe. Non è invece stata fissata una data per il voto finale sul decreto, che seguirà all'esame degli ordini del giorno, vista l'assenza di una intesa tra maggioranza e opposizioni, che annunciano la presentazione di centinaia di ordini del giorno per praticare l'ostruzionismo.
Le opposizioni nella capigruppo, così come precedentemente in aula, hanno posto dubbi sulla legittimità dell'apposizione della questione di fiducia. Per questo non è stato raggiunto un accordo sulla tempistica della discussione degli ordini del giorno e quindi sul voto finale al decreto. E non sono mancati i momenti di tensione quando un folto numero di deputati del Pd ha occupato, stamattina, l'aula della Camera e alcuni di loro si sono seduti sui banchi del governo, dopo l'apposizione della fiducia sul decreto Milleproroghe.
Il governo, ieri sera, aveva 'blindato' il decreto Milleproroghe, con le contestate norme sui vaccini sul taglio ai fondi per le periferie. Il premier Giuseppe Conte aveva trovato una mediazione con i sindaci e la delegazione dell’Anci, ricevuta a Palazzo Chigi, con la promessa di intervenire nuovamente in un prossimo decreto. Impegno che però non soddisfa le opposizioni.
Ieri, alla Camera, sono state comunque respinte le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd, Fi e Fdi ed è iniziata la discussione generale.
In un clima infuocato, si è continuato a lavorare per tutta la serata. Il leghista Alberto Ribolla, nel difendere i contenuti del decreto, ha definito 'marchette' i finanziamenti ai comuni per le periferie, provocando scintille con il Pd.

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