«No, il nome Lega non si tocca», tuona Matteo Salvini dalla Festa della Lega a Bergamo, togliendo ogni dubbio a chi crede che il Carroccio cambierà nome se il Tribunale del riesame bloccherà i fondi della Lega.
«La Lega c'è e ci sarà, coi soldi o senza, con condanne o senza. Perché la Lega è il popolo e il popolo non lo ferma nessuno. Preferisco avere cervello pieno e le tasche vuote e non come il Pd che ha le tasche pieno e il cervello vuoto», affonda dal palco per poi aggiungere: «Noi non facciamo politica in base ai soldi e alle sentenze di questo o di quel magistrato. Abbiamo un programma di governo e quello rispettiamo. A tasche piene o a tasche vuote, colpevoli o innocenti».
Per altri giudici c'è un messaggio del vicepremier e ministro dell’Interno: «Dico con immenso affetto al procuratore di Agrigento che se arriverà un’altra nave in un porto italiano farò esattamente quello che ho fatto quest’estate, né più ne meno». Mentre all’Europa e al collega Tria Salvini manda a dire: «Il vincolo del 3% lo sfioreremo dolcemente, come i leghisti sanno fare, senza superarlo», aggiungendo infine che «le concessioni sono da rivedere tutte, una per una».
Salvini irrompe sulla scena con parole definitive, dopo che per tutto il giorno era trapelato come ogni indiscrezione circa la nascita di un nuovo partito, come strumento utile ad evitare il sequestro dei beni fosse destituita di ogni fondamento.
È vero che il pm di Genova, Francesco Cozzi, dice che con un nuovo partito nessuno «potrebbe aggredire i versamenti futuri».
Ma fonti leghiste, prima che parlasse il leader, ricordavano che non solo politicamente, ma anche giuridicamente, la Lega che s'è presentata il 4 marzo è già un partito diverso da quello «padano» di Umberto Bossi.
I parlamentari eletti sono infatti già iscritti a un soggetto giuridico registrato che si chiama «Lega per Salvini premier». Un nome nuovo. Detto questo resta l’attesa per l’udienza del Tribunale del riesame, fissata per il 5.
In questo contesto, il Carroccio chiarisce che nessuno a via Bellerio ha mai pensato a un partito unico del centrodestra. Ipotesi del resto negata con vigore da tutti le altre forze di quella che in passato si chiamava Casa delle Libertà. Anzi, il clima politico non indica assolutamente tra gli scenari futuri una possibile fusione: i rapporti all’interno del centrodestra vivono momenti complicati.
Forza Italia, da settimane, boccia l'alleanza con i Cinque Stelle, a maggior ragione ora che il governo è alla vigilia di importanti scelte di politica economica. Ed esorta la Lega, come sottolinea il senatore Luigi Vitali, a «decidere o Forza Italia o M5s». Anche Giorgia Meloni, chiede al Carroccio parole di chiarezza, se «vuole continuare a stare in questo campo».
«Penso che la Lega, Salvini - sottolinea la leader FdI alla festa Tricolore di Ferrara - debba chiarire se l’alleanza con i 5 Stelle è una roba strategica oppure no e lo capiremo a partire dalle prossime amministrative e regionali».
Meloni tocca un punto nevralgico: infatti, al di là delle questioni ideali, del dibattito sull'Europa, il centrodestra dovrà stabilire presto come presentarsi alla prossima tornata amministrativa. E non c'è dubbio che sarà quello il piatto forte del prossimo vertice tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, in calendario molto probabilmente già la settimana prossima.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia