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Centocinquanta regionali trasferiti alle dighe: no dei sindacati, ma si apre il confronto

Diga Castello

Centocinquanta regionali dagli uffici periferici alle dighe. Ma i sindacati autonomi sono sul piede di guerra e sottolineano che prima bisognerà definire l’esatto fabbisogno e trovare soluzioni condivise. La linea intransigente portata avanti da Cobas-Codir, Sadirs, Siad e Ugl li ha portati ieri a disertare l'incontro convocato alla Funzione pubblica.

I sindacati hanno contestato l'intera logica che ha guidato la Giunta regionale nella prassi della mobilità come nel caso di personale che sarebbe stato spostato anche da musei e Centri per l'impiego.

Gli autonomi hanno contestato vari aspetti a cominciare dal mancato rispetto dell'obbligo della preventiva ricognizione del personale con un piano triennale del fabbisogno.

L'assessore Bernadette Grasso, aprendo al dialogo, ha così sospeso gli effetti della delibera di giunta. Domani, intanto, i sindacati sono stati convocati alla Funzione pubblica con i dirigenti generali dei dipartimenti Acqua e rifiuti e Ambiente per identificare l'esatto fabbisogno di unità del personale, per proseguire eventualmente attraverso modalità che garantiscano procedure condivise con le parti sociali. “Dopo questa inversione di rotta da noi richiesta – spiegano gli autonomi - saremo presenti per fare valere le ragioni dei lavoratori”.

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